Cinque anni di Governo Berlusconi pare abbiano nuociuto al “Il Giornale” più di qualsiasi scandalo, intercettazione o finanziamento illecito. Ed ora che al Governo c’è Prodi le cose non sembrano migliorare di molto. Alla faccia di quel famoso aumento notevole (+5%) di lettori, dovuto anche all’appello di Paolo Mieli, in occasione della scorsa campagna elettorale, allorché il direttore del “Corsera” invitò la propria base di lettori a suddividersi tra conservatori e progressisti, tra berlusconiani e non, auspicando per i primi un passaggio ad altre letture, ad altri giornali, appunto a “Il Giornale”. Un’indagine Starcom, basata sui dati Audipress, testimonia, infatti, come nell’arco temporale tra il 2001 ed il 2006 la popolarità del quotidiano di Belpietro (foto), tra i lettori, sia crollata di ben 22 punti percentuali. Nonostante questi dati, però, il giornale milanese resta in testa alla graduatoria dei quotidiani dichiaratamente schierati verso una parte politica. L’eccezione che conferma la regola è rappresentata da “Libero”, partito da zero pochi anni or sono ed attestatosi a buoni livelli di vendite (grazie anche all’aiuto della distribuzione gratuita in molti punti strategici delle grandi città, Milano in particolare, checché ne dica il direttore Feltri: Report insegna), con un tasso di crescita nell’ultimo anno del 138%, ed in attesa di conoscere i risultati del nuovo inserto finanziario “LiberoMercato”. Ovvia la grande soddisfazione per Vittorio Feltri (che qualche lettore a Belpietro lo ha sottratto certamente), specie in un momento come questo, in cui l’informazione schierata perde credibilità a vista d’occhio, la stampa nel suo complesso perde attendibilità, il web sottrae forza vitale al settore della carta stampata come un virus degenerativo toglie progressivamente forza vitale ad una cellula. Il terzo gradino del podio precedentemente segnalato spetta a “L’Unità”, con un +2% nel numero di lettori ed una diminuzione, altresì, nel numero di copie vendute (a testimonianza che il quotidiano passa, giornalmente, da molte mani). Il quotidiano ex comunista, attuale organo di partito del Ds perde lettori, ormai, da tempi immemori, ed una domanda sorge spontanea: come intende riciclarsi in vista della fusione Ds-Dl e della creazione del cosiddetto Partito Democratico? Vedremo. In ogni caso l’informazione schierata e gli organi di partito, stanno diventando sempre più demodè. Ed ora, se il ddl Mastella venisse approvato in Parlamento, cosa succederebbe? Il sale di questi giornali verrebbe a mancare ed allora bisognerebbe attendere i tempi biblici della giustizia italiana per poter pubblicare qualcosa che, a quel punto, definire uno scoop risulterebbe quantomai ironico. Un appello contro l’imbavagliamento dei giornalisti italiani: qualcuno, in Italia, salvi l’informazione da questa legge. (Giuseppe Colucci)