Il futuro del giornalismo professionale? Mediatori dell’informazione

Giornalismo professionale: dove trovare i soldi quando ‘tutti’ fanno i soldi in rete


da Franco Abruzzo.it(Fonte: mariotedeschini.blog.kataweb.it)

Giornalisti, blogger, giornalisti-blogger semplici utenti/autori, continuano a interrogarsi in modo astratto sul futuro dell’ informazione e di quel particolare tipo di informazione che chiamiamo “ giornalismo”. Questo quando va bene (in molti casi si mette la testa sotto la sabbia e si cerca astutamente di ignorare la realtà). Ma anche quando questa riflessione c’è, raramente investe la questione terra-terra del “chi pagherà per questo? ” . Un articolo dell’ Associated Press , ripreso oggi dall’ International Herald Tribune , spiega con banale chiarezza il problema: nel nuovo mondo mediale tutti fanno concorrenza a tutti, anche il blog di nicchia può erodere l’oligopolio pubblicitario che un tempo faceva grandi i “grandi media” . Basta caricare con un paio di click gli AdSense di Google , o l’ equivalente di Yahoo , o di altri fornitori di analoghi servizi.
E tante nicchie moltiplicato alcuni milioni fa un bel casino di concorrenza! “Si tratta veramente della continuazione del fatto generale che il web ha consentito a imprese minori e agli individui di competere se non su un piede di uguaglianza, almeno a un livello più equo” , spiega all’ AP David Hallerman , senior analyst del gruppo di ricerca eMarketer. Ciò che è buono per il singolo blog, può essere un problema per la società in generale se questo vorrà dire la sparizione di quella speciale sorta di mediatori professionali dell’ informazione che ancora va sotto il nome di “ giornalisti”.
Mediatori dell’informazione ci saranno sempre e qualcuno che li paghi ci sarà sempre. Ma pagati da chi? Per dire che cosa? A quali scopi? Non sembra che questo ordine di problemi sia adeguatamente avvertito dal mondo del giornalismo in genere e da quello italiano in particolare.
Come va ripetendo Jeff Jarvis, “ internet è un mercato altamente competitivo nel quale prezzi e margini puramente e semplicemente non sono al livello di quelli della stampa — anche se il pubblico è maggiore” . Ancora Jarvis , in un altro suo pos t: “ I giornali stanno perdendo il proprio mercato perché non hanno compreso la scala di internet.
Hanno continuano a pensare in termini di massa quando si sarebbero dovuti rendere conto che ‘ piccolo’ è il nuovo ‘ grande’ . Cioè: i giornali online ancora si appoggiano ai grandi inserzionisti che erano i soli a potersi permettere i loro prodotti di massa. Non si sono accorti della massa potenziale di spesa esistente in una nuova popolazione di inserzionisti locali e piccoli che non si sarebbero mai potuti permettere di fare pubblicità sui giornali ma che ora si possono permettere di acquistare inserizioni mirate, efficienti e poco costose online” .
Il problema diventa anche più acuto se è vero quello che racconta all’AP Malone Scott di Google: non solo un click su una inserzione pubblicitaria di un sito minuscolo vale quanto un click su una inserzione pubblicitaria di un grande sito, ma alcuni inserzionisti hanno registrato risposte migliori da siti minori con un pubblico più appassionato e impegnato.

MARIO TEDESCHINIL LALLI

27 dicembre 2007

In: http://newscontrol.repubblica.it/item/399579/giornalismo-professionale-dove-trovare-i-soldi-quanto-tutti-fanno

e in: http://mariotedeschini.blog.kataweb.it/giornalismodaltri/2007/12/27/giornalismo-professionale-dove-trovare-i-soldi-quanto-tutti-fanno-i-soldi-in-rete/

COMMENTO

Si possono aggiungere alcuni punti: il giornalista diventa una figura capace di raccogliere, valutare e semplificare le informazioni. Lo fa (cerca di farlo) con professinalità, controllando le notizie (direttamente con le fonti, anche di agenzie). Il giornalista ama la complessità: è un esperto di banche dati (pubbliche e a pagamento), conosce la storia, impara i codici del XXI secolo (dall’html al dna). Crea valore aggiunto, fa risparmiare tempo al lettore. E’ una sorta di cartografo del presente (un po’ come i cronisti cosmografi dell’Impero spagnolo). Mi rendo conto che il problema sollevato nel post riguarda il famigerato “modello di business”, ma se non si intravede un ragionamento convincente sul prezzo, tanto vale scommettere sul valore della professione

Postato Venerdì, 28 Dicembre 2007 alle 1:39 am da ldi

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