All’attenzione della Corte d’Appello di Milano la violazione della privacy commessa con la pubblicazione di una fotografia
È stata respinta dai giudici di secondo grado del capoluogo lombardo l’impugnazione promossa da Paolo Mieli, direttore responsabile del Corriere della Sera, avverso la sentenza del Tribunale che confermava, perfezionandola, la sanzione disciplinare comminatagli dal Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti. Nella fattispecie, un giornalista del quotidiano aveva pubblicato un’immagine lesiva della privacy del soggetto fotografato, sicché al direttore responsabile era stata comminata la relativa sanzione disciplinare. I due motivi di impugnazione avanzati sono stati respinti attraverso un’articolata argomentazione In primis, infatti, la Corte d’Appello ha affermato che le decisioni del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti ben potevano essere riformate in sede giurisdizionale, avendo i giudici pieni poteri in ordine a tutte le questioni attinenti al merito della questione disciplinare, trattandosi non di un giudizio di mero annullamento, bensì anche sostitutivo di merito. In secondo luogo, riguardo ai poteri di controllo attribuiti al direttore responsabile, il giudice del gravame ha affermato come nell’ambito degli stessi non siano stati tipizzati specifici obblighi posti a carico del direttore responsabile, sussistendo invece solo un quadro di carattere e contenuto generale che fissano i principi generali, di volta in volta adattabili alla professione svolta. Pertanto, era da ritenersi infondata la censura mossa da Mieli in merito alla mancanza, nell’ordinamento vigente, di specifici obblighi di controllo relativi alla pubblicazione di una foto, essendo invece gli stessi limitati ai soli contenuti. In ragione di tali motivi, dunque, la Corte d’Appello di Milano ha respinto l’appello promosso da Mieli, confermando in conseguenza la sentenza di primo grado che lo condannava alla sanzione disciplinare in argomento. (D.A. per NL)