Indietro non si torna. Il digitale terrestre (televisivo) viene prima di tutto, questo l’avevamo capito. E pazienza se sotto il rullo compressore governativo ci finisce tutto, televisioni locali in primis (per molte delle quali, come abbiamo scritto in altro articolo, in diverse regioni potrebbe non esserci spazio). Ma ad essere immolato sull’ara della tecnologia numerica televisiva c’è anche il digitale radiofonico, o quanto meno quello domiciliato nella banda VHF III. Già, perché, come detto, lo spazio per la televisione digitale è risicato, anzi all’evidenza insufficiente, sicché di destinarne una parte alla radio, ancorché lo preveda il Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze, non c’è tanta voglia e, diciamola tutta, probabilmente nemmeno l’intenzione, visti i fatti. Eppure per il digitale terrestre radiofonico pareva essere stato cavato dal cilindro un secondo coniglio, dopo quello del canale VHF 8 che avrebbe dovuto mettere a tacere Di Stefano con la sua Europa 7 ed il codazzo di polemiche e provvedimenti dell’UE. Paolo Romani aveva infatti annunciato trionfante qualche mese fa (giugno 2009) che per la radio numerica era disponibile un canale nuovo di zecca, quello del blocco 13, messo cortesemente a disposizione dal Ministero della Difesa. In quella occasione il viceministro del MSE-Com aveva dichiarato: “Visto che ce l’abbiamo fatta? Dopo anni di attesa e una trattativa per certi versi difficile con il Ministero della Difesa siamo riusciti a liberare il canale 13, sul quale si farà la sperimentazione per tutte le radio in campo digitale”. E allora? E allora è successo che tra il dire e il fare ci sono di mezzo le interferenze, cosicché il canale in questione risulta, nelle più parti del territorio, difficilmente utilizzabile senza andare a perturbare emissioni limitrofe essenziali del predetto Ministero della Difesa. Senza poi contare che, di per sé, il canale 13 non è certo sufficiente a far migrare all’era numerica l’intero comparto radiofonico, paventando così rischi di esclusione di soggetti vantanti sacrosanti diritti soggettivi ed interessi legittimi all’assegnazione delle frequenze addirittura peggiori di quelli ipotizzati per il DVB-T. Eppoi, con provvedimento datato 29 luglio 2009, l’Agcom ha indetto una “Consultazione pubblica sullo schema di provvedimento relativo alle procedure per l’assegnazione delle frequenze disponibili in banda televisiva per sistemi di radiodiffusione digitale terrestre e misure atte a garantire condizioni di effettiva concorrenza”, cioè il cd. "dividendo digitale". Ma allora le frequenze sono disponibili oppure no? La sensazione è che si brancoli nel buio. Ma le craniate contro il muro prese andando a tentoni sono tutte degli imprenditori radiofonici.