Tregua? Neanche a parlarne. Certo, Israele non sta bombardando più Gaza, a livello militare è un momento di calma apparente ma le tensioni tra Israele e i Paesi arabi non accenna a placarsi. E, anzi, scopre scenari finora inesplorati. Indovinate quali? Ovviamente, la blogosfera.
È notizia di pochi giorni fa, infatti, che il governo di Tel Aviv, secondo quanto riportato da Haaretz, avrebbe deciso di reclutare un numero imprecisato di blogger, una sorta di esercito online per contrastare il gran numero di blog antisionisti che popolano la blogosfera. Il Ministero per l’assorbimento dell’immigrazione avrebbe proposto una sorta di bando per cercare blogger o normali cittadini che conoscano lingue straniere, al fine da poterli utilizzare come infiltrati nel blog antisionisti e come creatori, a loro volta, di blog pro Israele.
Dall’altra parte della barricata, intanto, in Egitto, la blogger Nawara Negm, ha fatto partire una sorta di contro-campagna, proponendo alla blogosfera araba di rispondere all’offensiva con una vera e propria guerra ai “figli di Zion”. L’idea è quella di creare, grazie, anche qui, all’ausilio di blogger che parlino diverse lingue, un blog collettivo chiamato New Holocaust, che elenchi quelle che, a parer loro, sono le nefandezze perpetrate dallo stato di Israele dal momento della sua fondazione nel 1948. Ecco come la Negm descrive quelli che dovrebbero essere i punti cardine della sua iniziativa: “Primo: abbiamo bisogno di molte lingue, l’arabo e l’inglese non bastano. Alcuni hanno suggerito il francese. Benissimo. Ma abbiamo bisogno di qualcosa di più. Secondo: concentriamoci su una cosa alla volta. So che i loro crimini sono infiniti, ma partiamo dal massacro israeliano più recente. È necessario che tutto il mondo comprenda il modello dei loro crimini. Chiederemo che i leader israeliani vengano processati per tirannia e genocidio. Terzo: abbiamo bisogno di immagini e video, documenti e carte ufficiali, per raccontare la storia della causa palestinese sin dall’inizio e in diverse lingue, affinché il nostro messaggio raggiunga il mondo intero. Quarto: chiederemo formalmente alle Nazioni Unite di emanare una legge che protegga noi arabi e musulmani dall’islamofobia e dall’arabofobia … ne abbiamo abbastanza di scherno e sarcasmo. Nessuno osa prendersi gioco dei sionisti. Quinto: secondo alcuni miei amici americani, molti tra quanti ci odiano – noi arabi – applicano il metodo di auto-motivazione di Machiavelli, proiettando odio e rabbia contro un’entità esterna. Ci odiano perché così dicono i loro libri, ma non ci conoscono perché siamo distanti e irraggiungibili. Il nostro compito è colmare questo vuoto. Sesto: non ci comporteremo come loro. Non voglio post e commenti razzisti. Nel presentare la nostra causa saremo intelligenti e razionali. Non voglio ripetere i loro errori finendo in un circolo vizioso di persecuzione”. La blogger egiziana ha anche creato un gruppo su face book con lo stesso nome e la stessa mission. (G.M. per NL)