La prossima nomina del nuovo Consiglio Agcom da parte del Parlamento consentirà di affrontare il controverso tema dell’aggiornamento del Piano LCN previsto dalla legge di Bilancio 2018.La norma d’interesse prevede che in considerazione del nuovo assetto frequenziale e delle modalità di definizione delle aree tecniche, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aggiorni il piano LCN e le modalità di attribuzione degli identificatori entro il 31/12/2019.
Principi ispiratori
Il tutto dovrà avvenire nel rispetto del pluralismo dei mezzi di comunicazione, dei principi di trasparenza, equità e non discriminazione e di una razionale allocazione della numerazione, riservando adeguati spazi all’interno dei primi archi di numerazione ai consorzi e alle intese ex art. 29, c. 2 D. Lgs. 177/2005. Successivamente, il Mise, sulla base del piano di numerazione, attribuisce gli LCN ai fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA).
Stabilità ed Aree Tecniche
A riguardo di quanto sopra e considerati gli avvicendamenti attuativi della L. 145/2018, vengono in evidenza due considerazioni di rilievo. La prima è che il settore, già chiamato ad un profondo stravolgimento in vista del refarming della banda 700 MHz, di tutto ha bisogno tranne che di un nuovo tsunami del telecomando che annienterebbe presintonizzazioni faticosamente conseguite in dieci anni, disorientando i telespettatori.
La seconda, attiene al fatto che le nuove Aree Tecniche T2 dopo una serie di tentennamenti tecnico-amministrativi sono tornate a coincidere in gran parte con le regioni.
Cum grano salis
Il combinato delle due considerazioni unitamente a questioni di buon senso dovrebbero indurre il nuovo Consiglio Agcom a sottoporre a consultazione pubblica un piano di numerazione che sostanzialmente confermi l’attuale, limitando le modifiche a quegli elementi indispensabili, come per esempio la riserva di spazi all’interno dei primi archi di numerazione ai consorzi e alle intese tra tv locali.
Le sirene dell’utopia
E’ bene che gli editori in questa delicata occasione difendano con forza lo status quo, evitando di farsi trarre in inganno dall’aspettativa di un miglior posizionamento che, quand’anche avesse luogo al netto degli inevitabili ricorsi giurisdizionali, comporterebbe un lungo periodo di incertezza che non potrebbe non avere riflessi sulla già scarna raccolta pubblicitaria.