Questa è l’era della convergenza multimediale. Oramai sono dieci anni e anche di più che le differenti tecnologie che compongono i menù multimediali degli utenti di tutto il mondo continuano a fondersi, a mescolarsi, a catturare le une le caratteristiche delle altre. E il cellulare è, certamente, uno dei media che maggiormente si presta a questo tipo di fusione multimediale. Eravamo, dunque, abituati a vedere sul cellulare la tv (per la verità, pochissimi di noi hanno avuto questo dubbio piacere), internet, la fotocamera digitale e quant’altro, ma ancora nessuno (se non in alcuni modelli di cellulari un po’ demodè in cui il collegamento alla radio si rivelò un vero flop) aveva provato l’ebbrezza della radio sul cellulare. Per la verità, quella promossa dal sodalizio tra l arete nazionale Play Radio (di proprietà di Rcs, in attesa della vendita a Finelco) e la società cinese Htc, altro non è che una trovata eminentemente pubblicitaria, che però potrebbe divenire una sorta di pionieristica trovata per promuovere la digitalizzazione radiofonica. “La digitalizzazione della radio” – ha spiegato, infatti, giustamente, Albino Pedroia, intervenuto lo scorso mese al convegno “Senza antenna”, tenutosi a Milano – “è una trasformazione fondamentale per un mezzo che rischia, altrimenti, di passare in secondo piano”. L’accordo tra le due aziende prevede, in primis, il posizionamento del logo di Play Radio sull’apparecchio telefonico (per fini promozionali, nonostante lo smartphone 3600 sia ancora “un oggetto di nicchia, ma molte persone lo vedranno come legato alla nostra stazione”, afferma Luca Viscardi, responsabile della programmazione del network) e, in seconda istanza la possibilità di collegarsi alla radio tramite connessione internet. La prossima frontiera di Play Radio? Il navigatore satellitare per le automobili. (L.B. per NL)