Sta facendo discutere la decisione dell’esecutivo di cedere il 49% di RAIWAY ai privati.
Oggetto della cessione sono le torri di trasmissione poste per la quasi totalità in posizioni strategiche dal punto di vista radioelettrico dell’italico paesaggio. Le critiche muovono in due direzioni: sull’opportunità di privatizzare i gioielli dell’azienda pubblica radiotelevisiva mantenendo sulla gobba degli italiani il colabrodo RAI e sul prezzo individuato per l’alienazione, che concreterebbe una svendita. Divergiamo su entrambe. Sulla prima dissentiamo perché, se è pur vero che il towering è un’attività astrattamente remunerativa, va detto che essa lo diviene ove la si eserciti secondo efficienti regole del commercio di specie e non già come avviene oggi (sicché l’ingresso di un privato del mestiere dovrebbe favorire l’adozione di un modus operandi più profittevole). Sulla seconda discordiamo perché il prezzo lo fa il mercato, di modo che non si capisce perché, ove esso fosse così allettante, non si possa creare una virtuosa competizione mirata ad ottenere un rialzo del valore base. La realtà è che tutti sanno che una delle strade per risanare il carrozzone pubblico è privatizzarne i beni. Ma guai a farlo.