Roma – Se ne parlava da tempo ma ora è ufficiale: il Consiglio di Amministrazione della RAI ha chiesto al Governo e in particolare ai ministri delle Comunicazioni e del Tesoro, di rivoluzionare il pagamento del canone annuale. L’idea è di suddividere la quota in più parti, da integrare ad ogni bolletta ENEL. In questo modo, assieme alla corrente elettrica gli italiani, secondo la RAI, pagheranno i servizi della radiotelevisione pubblica “a rate”.
Che la proposta sia ufficiale lo ha confermato in un’intervista a IlSole24Ore il consigliere RAI Angelo Maria Petroni ma ne aveva parlato recentemente anche il direttore generale della RAI Claudio Cappon. A quanto pare un documento che articola questa idea è stato già trasmesso al Governo: che avvenga ora non è un caso, in quanto si sta per ridefinire il contratto di servizio tra RAI e Stato. Ed è di questi giorni la dichiarazione del ministro alle Comunicazioni Paolo Gentiloni secondo cui sono necessari nuovi interventi per sconfiggere l’evasione sul Canone.
Secondo il CdA RAI, oggi la percentuale di utenti televisivi che non versa quanto dovuto all’URAR, che si occupa materialmente della raccolta, è il 27,4 del totale. Una cifra molto alta se paragonata ad una “media europea” che si attesterebbe tra il 3 e il 5 per cento. Petroni sostiene che la conseguenza di un nuovo modello di riscossione tramite bolletta elettrica porterebbe nelle casse della RAI qualcosa come 600 milioni di euro in più ogni anno, denaro che a suo dire potrebbe essere investito nel passaggio al digitale.
Un fronte, quest’ultimo, su cui la RAI sta incassando pesanti critiche anche a livello istituzionale. Di pochi giorni fa l’esternazione del presidente dell’Autorità TLC, Corrado Calabrò, secondo cui “la RAI sta aspettando a braccia conserte il termine del 2012 per il passaggio alla tv digitale, invece di programmare uno sviluppo calibrato con un programma di 5-6 anni. Cosa che invece sta facendo Mediaset, che non ha mai impugnato le nostre indicazioni sulla nuova tecnologia e sta convertendo a ritmi rapidi i suoi impianti”. Calabrò denunciava anche che la RAI “mi ha notificato un ricorso amministrativo in cui contesta le nostre misure ponte per il passaggio alla tv digitale. Si tratta di un’azione sorprendente, perché come può la tv di Stato pensare di stare ferma, mentre gli altri sono in pieno movimento nel passaggio tecnologico?”
L’integrazione del Canone nelle bollette elettriche, dunque, consentirebbe alla RAI di rispondere alla “sfida” del DTT, sebbene si basi sul presupposto che tutti dispongano di un apparecchio atto alla ricezione di segnali televisivi. Qualora la proposta passasse, il pagamento sarebbe dovuto nella bolletta elettrica per la prima casa e una esenzione potrebbe essere chiesta da chi non ritiene di doverlo pagare. In questo caso, però, avverte Petroni, una falsa dichiarazione potrebbe avere conseguenze penali. Poiché, come ben sanno i lettori di Punto Informatico, è tutto meno che chiaro chi debba pagare il canone, la situazione rischia di diventare esplosiva.
Immediata la reazione dei consumatori alle proposte della RAI. L’ADUC in una nota parla di legalizzazione di un furto. ADUC sostiene infatti che Petroni e il CdA si ispirano ad un modello europeo che non ha nulla a che vedere con l’Italia:
“- La RAI ha tre canali, mentre mediamente in Europa il canale di Stato è uno.
– Quanto è il costo medio di ingaggio per artisti et similia (cioè tutti tranne giornalisti – che sono regolati da contratti ad hoc dalla specifica corporazione – tecnici e personale vario, sempre con contratti dove la RAI non decide il quantum) rispetto agli altri Paesi Ue?
– Quant’è il peso pubblicitario della Rai rispetto alle altre emittenti pubbliche dei Paesi Ue?
– E poi la cosa più importante: gli italiani, con referendum hanno chiesto la privatizzazione, e siccome stiamo parlando di un’attività di Stato, per quanto a diversi politici questa privatizzazione non vada giù, il rispetto della volontà popolare – almeno in un regime democratico – dovrebbe essere al primo posto.
– E infine, ma non secondario, l’abuso di posizione dominante che la RAI esercita su tutto il mercato dell’informazione, dell’intrattenimento, dello sport: la competizione con operatori privati serve solo a far fare acquisti e a “rubarsi” gli artisti e i giornalisti, a suon di milioni pagati dai contribuenti”.
“Sembra quasi – chiosa il presidente ADUC Vincenzo Donvito – che il nostro amministratore Petroni si sia fatto prendere la mano dallo stile della Finanziaria. Mancano soldi? Di ridurre e razionalizzare le spese non se ne parla, aumentiamo le tasse anche senza il minimo pudore civico e, soprattutto, complichiamo la vita a coloro che lo Stato presuppone siano evasori per il solo fatto di esistere (chi ha un contratto della luce). Il passo verso la legalizzazione del furto è breve, basta ovviamente che sia lo Stato a farlo”.