Il buon cronista di BBC evita i social network

Foto e dichiarazioni postate online dai netizen non possono essere riprese indiscriminatamente dai giornalisti: si dà a questi contenuti una visibilità che non dovrebbero avere. BBC rivolge raccomandazioni ai propri dipendenti


da Punto Informatico

Roma – Diffidate dai contenuti postati sui profili dei social network, non attingete alle immagini che gli utenti pubblicano su blog: è il monito che BBC ha lanciato a dipendenti e collaboratori. La pratica di sferruzzare con i contenuti racimolati online non è raccomandabile. Le motivazioni? Ce ne sono abbastanza perché i dipendenti BBC li utilizzino con cautela.

A rivelare la linea di condotta della Corporation è The Guardian. Ha ottenuto una copia dell’email diramata a tutti i membri della redazione della Beeb e ne ha ripubblicato ampi stralci: BBC ha sollevato presso i propri dipendenti questioni etiche legate alla riservatezza delle persone, la cui vita online non può essere sbattuta in prima pagina.

Il buon cronista di nera, è noto, è colui che, cinico, riesce a strappare alla famiglia la foto della vittima del più efferato delitto. Il buon cronista di BBC deve continuare a fare il proprio lavoro, senza ripiegare su fotografie raccattate su blog o profili online gestiti dalla vittima o dagli amici. Non tutto quello che è online è stato postato perché fosse accessibile universalmente e indiscriminatamente: BBC raccomanda ai giornalisti di non abdicare alla propria sensibilità pur di pubblicare materiale che la concorrenza non ha individuato in rete.
“Bisogna che si consideri con attenzione il contesto in cui l’immagine è stata pubblicata, senza fare eccezione per il pubblico al quale l’immagine era originariamente destinata”, spiega BBC, ricordando ai propri giornalisti che la pubblicazione di un’immagine sui media è in grado di moltiplicarne esponenzialmente la visibilità. Una visibilità che potrebbe urtare i protagonisti di eventi di cronaca, sconquassare la vita di familiari e conoscenti delle vittime di tali eventi.

Ma non è tutto: link e riferimenti a pagine personali e spazi web potrebbero addirittura innescare catene di tragici eventi. Il riferimento di BBC è al fenomeno del cupio dissovi di massa che sta investendo i giovani netizen gallesi, i cui istinti suicidi sembrano alimentarsi fra commenti e memoriali sui profili personali dei ragazzi coinvolti. Immagini e pagine web linkate potrebbero essere interpretati come un incoraggiamento, non come una manifestazione del diritto e del dovere di cronaca esercitato dal giornalista.

“Semplicemente perché il materiale è di pubblico dominio, non significa che i media abbiano diritto a sfruttarlo”, insiste BBC. Non si tratta di una raccomandazione mirata a prevenire contenziosi legali connessi ai diritti dell’autore delle immagini: il pubblico dominio di BBC è una questione di presenza online, di visibilità, questioni che i giornalisti devono maneggiare con la massima sensibilità.

BBC aveva tentato di estendere il dibattito anche ai propri lettori. Nei giorni scorsi la questione era stata posta sul blog redatto dai reporter di BBC News: “La linea che separa ciò che è pubblico e ciò che è privato online non è sempre facile da tracciare” scriveva il giornalista, spiegando come spesso questo crinale non sia ben definito nemmeno fra coloro che pubblicano dei contenuti personali in rete. Un atteggiamento non sempre responsabile da parte dei netizen, che può addirittura trarre in inganno il giornalista che non verifichi, che non confronti e incroci le fonti per assicurarsi che il materiale postato online sia autentico, non sia stato estratto dal contesto da cui proveniva rimbalzando di link in link, di copiaincolla in copiancolla.

Gaia Bottà

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