(da L’Espresso – di Antonio Dipollina)
Una Liguria anomala. Non è una novità ed è anche – spesso – un vanto, ma stavolta si parla di televisione. Una Liguria che secondo i dati ufficiali si comporta diversamente rispetto al paese intero. Ne fa le spese soprattutto Mediaset, che nel 2008 in tutta Italia si è attestata su una media d´ascolto che sfiora il 40 per cento, ma in Liguria è scesa al 32,4 per cento – perdendo due punti secchi rispetto al 2007. Mentre il dato della Rai è superiore a quello nazionale, 45 contro 40, la Liguria è molto forte alle voci “Altre”, che comprendono sia le tv locali sia, soprattutto, il satellite: 21 per cento contro il 18.
Una regione che volta le spalle al Biscione televisivo, o comunque lo apprezza molto meno anche, per esempio, rispetto al vicino Piemonte dove i dati sono esattamente all´opposto, con Mediaset che batte la Rai. Che succede? A Mediaset fanno spallucce, si trincerano dietro il dato di Canale 5 che è nettamente migliore rispetto a quello delle altre due reti berlusconiane: sbuca fuori anche l´assetto del territorio, cinico e baro, con avvallamenti e discese ardite e risalite che danneggiano il segnale (fattore peraltro reale, soprattutto dall´avvento del digitale terrestre – che sfrutta i medesimi ripetitori del vecchio segnale – in molte zone liguri la ricezione di Retequattro e Italia 1 è difficoltosa. E chi si è abbonato al digitale terrestre Mediaset ha più problemi che nel resto d´Italia). Ma la spiegazione ufficiale, o quasi, è quella dell´età media dei liguri. Non tanto quella della popolazione in sé – notoriamente elevata – quanto il dato derivato, ovvero, dice Mediaset: “Il nostro pubblico ligure ha l´età media più alta d´Italia: 55 anni. In Lombardia, dove già non è bassissima, siamo a 51 anni”. Da qui le spallucce: Mediaset gioca da anni con il cosiddetto “pubblico attivo”, quello che va dai 15 ai 64 anni d´età, quello più appetito dalla pubblicità. Da qualche anno al Biscione diffondono addirittura i dati Auditel relativi solo a quella fascia. Come a dire, i nostri obiettivi sono altri, il nostro regno non è di questa terra impervia.
Eppure ci dev´essere altro: quei sette punti di differenza in meno rispetto al dato nazionale sono un´enormità ed è difficile giustificarli solo con questioni anagrafiche. Per mille motivi e mille ragioni, sviscerate ogni giorno dai sociologi, la diversità ligure si compone e s´impone in mille aspetti del vivere comune. E sbaglierebbe chi invitasse a prendere sottogamba il dato televisivo: non fosse altro per l´importanza cruciale che schiere di analisti assegnano a queste tendenze. La cristallizzazione dello scenario televisivo italiano tra una Rai “per vecchi” e una Mediaset al suo opposto muove le montagne, in realtà: sposta ingenti quantità di mezzi pubblicitari ma soprattutto fissa nelle menti una visione che è sociopolitica. Come ognuno può immaginare, come le elezioni ogni tanto confermano appieno.
A Mediaset invitano anche a non buttarla in politica: la Liguria è regione frastagliata anche su questo terreno, a macchia di leopardo, come si dice. E sia: va anche detto che la divisione tra una Rai patrimonio del paese di centrosinistra e invece etc etc, sta diventando alquanto obsoleta (basta restare un paio d´ore a guardarsi, per chi resiste, un pomeriggio qualsiasi di Raiuno). Ma qualcosa c´è, quanto meno il resistere di una vecchia sana diffidenza di fronte ad esasperate situazioni di facciata. E se nessuno può vantarsi granché in questo campo, i canali Mediaset con rare eccezioni sono la prova provata, e dichiarata, di quanto la facciata venga considerata fondamentale.
L´ideale sarebbe andare a interrogare uno per uno i telespettatori liguri. Vasto programma. Ma ormai il mondo gira attraverso le tendenze, reali o percepite che siano. Quindi ognuno ricavi dalla Liguria regione “No-Biscione” le motivazioni che crede: a noi piace leggere quei dati come una voglia di smarcamento superiore a quella che gira per l´Italia tutta. Lo dimostra la ricerca di altro, anzi “altre” intese come tv, e il successo relativo. E anche un piccolo dato che sta lì, nascosto nello studio presentato ieri dal Sole 24 Ore: dal 2007, in un anno, settemila spettatori liguri non si sono posti granché il problema di scegliere in prima serata se guardare Canale 5 o Raiuno. Semplicemente hanno spento la tv e si sono messi a fare altro.