Il rinvio deciso dal governo all’introduzione del DVB T2 è motivato dall’evoluzione tecnologica in corso che oggi impedisce di capire se prevarrà lo standard H.264 o quello HEVC.
Parole di Giacomelli per zittire le malelingue che vorrebbero la decisione di spostare nel tempo l’introduzione del nuovo formato del digitale terrestre come l’ennesimo regalo per i superplayer dominanti, che vedono come il diavolo la nuova tecnologia, posto che potrebbe, se non annientare, quantomeno mettere a pesante rischio le attuali rendite di posizione. Già, perché con le nuove tecniche di compressione il costo della capacità trasmissiva precipiterà e, poiché non c’è la fila di nuovi fornitori di servizi di media audiovisivi, è presumibile un aumento della competizione tra i network provider che certo non favorirà né Mediaset, né RAI. Ma, soprattutto, col DVB T2 si dovrà pesantemente mettere mano alla rabberciata pianificazione LCN, che fatalmente dovrà andare nella direzione delle tre cifre (modello Sky, per intenderci). Un sistema democratico che pone, più o meno, sullo stesso piano il numero 101 (oggi 1) con numero 191 (oggi 91), che in termini urbanistici corrispondono alla differenza tra un attico in centro e uno slum. Tenuto conto che la pigrizia dei telespettatori spinge il 50% a frequentare essenzialmente la prima decina di numeri e l’85% a non andare oltre la trentina, a voi la valutazione della posta in gioco.