Dopo il tempestivo ricorso al Chapter 11, resosi necessario a seguito del crack dichiarato nei giorni scorsi, i vertici iHeartMedia hanno aperto un dialogo con gli oltre 17.000 dipendenti del gruppo, operanti in 850 stazioni radiofoniche sparse in tutto il territorio Usa. Il grave dissesto finanziario in cui versa l’azienda rende difficile la sfida di tenere alti la motivazione ed il morale dei lavoratori, soprattutto dal momento in cui le notizie che li investono sono confuse e poco coerenti con il reale stato dei fatti.
A fronte di ciò, è stata diffusa una nota interna firmata direttamente dal CEO del gruppo, Bob Pittman e dal CFO, Richard Bressler, con l’intento di far sentire l’azienda vicina ai dipendenti in un momento così delicato. Essi si sono soffermati, in particolare, su un articolo pubblicato da Forbes, firmato da un giornalista che, da quanto sostengono i due, già in passato aveva cercato di mettere in cattiva luce la compagnia.Tale articolo annunciava la vendita di numerose stazioni iHeartMedia, notizia, questa, subito smentita nella nota di cui sopra e ridimensionata nella categoria delle mere illazioni senza alcun fondamento. Rumors che, però, in questa delicata faccenda, potrebbero letteralmente spargere il panico tra il personale se non tempestivamente stroncate.
In realtà, nessuno può immaginare cosa accadrà una volta esauritosi il regime di bankruptcy in cui attualmente si trova iHeart (ed insieme ad essa anche Cumulus).
Ad ogni modo, gli addetti ai lavori e gli osservatori al momento concordano sul fatto che la manovra avviata grazie al paracadute del Chapter 11 sia esattamente quello di cui il gruppo aveva bisogno.
“La bancarotta della compagnia non è un problema, è la soluzione”, secondo il giudizio forse un po’ troppo ottimistico del Wall Street Journal.
“Quando supereranno questa situazione, saranno in una posizione migliore. Ci aspettiamo che il gruppo sarà in grado di concentrare le risorse in un business di crescita piuttosto che stagnare nel loro debito, cosa che è accaduta negli ultimi 10 anni” si legge sulle pagine del New York Times. Queste solo alcune delle voci illustri raccolte ed inserite nella lettera, a testimonianza del favore con cui tale manovra è stata accolta.
Nella nota diffusa, Pittman e Bressler non dimenticano di sottolineare la forza commerciale e il buono stato di salute delle radio, rimarcando, tra l’altro, il recente scandalo sul data-sharing al centro del quale si trova Facebook. Addirittura giungono ad affermare che sono le radio – e non i social network – a lanciare i veri “social media influencers”, ossia le personalità scelte alla guida delle varie trasmissioni. Un’affermazione un po’ forte ma sicuramente di grande impatto motivazionale, se letta dal punto di vista di un dipendente.
Proprio alla luce di questi fatti – continuano Pittman e Bressler- gli investitori pubblicitari, che finora avevano diretto la loro attenzione verso i social media, alla luce di questa massiva fuga di dati ed informazioni sensibili stanno seriamente ripensando le loro strategie: in non pochi casi gli influencer sui quali si sono, in passato, trovati a puntare si sono rivelati dei veri e propri profili fake.
“Questo è un momento entusiasmante per la nostra società” – conclude la nota – “e dobbiamo utilizzarlo come un’opportunità per i nostri dipendenti. […] Grazie di tutto quello che continuate a fare per rendere la iHeartMedia il gruppo leader in America e la piattaforma numero uno sul mercato”. Un’iniezione di fiducia che, si spera, possa essere in futuro sostenuta anche da concreti risultati riguardo alla buona riuscita dell’operazione di risanamento dei conti. (A.C. per NL)