Alla fine le auto interconnesse sono arrivate. Senza che ce ne accorgessimo e munite di pericolose icone. Tutti i nuovi modelli delle vetture già in vendita, se non dispongono di alloggiamento per una SIM dati, effettuano un mirrorlink immediato con lo smartphone che diventa un tutt’uno col car audio.
Il crollo delle tariffe telefoniche o, meglio, l’aumento allo stesso prezzo dei GB (di norma tra i 10 ed i 30 GB/mese) fino a quella che viene convenzionalmente assimilata ad una tariffa flat (è tale a 30 GB, considerata l’impossibilità di consumarli praticamente) e la capillarizzazione della diffusione della rete 3 e 4 G hanno fatto il resto, inducendo sempre più utenti a scoprire l’IP car entertainment system.
Ciascuno lo può verificare personalmente, guardando il comportamento dei neo acquirenti delle automobili, in particolare dei più giovani.
Si pone pertanto, immediatamente, il problema della rintracciabilità del singolo flusso streaming radiofonico in mezzo a quelli distribuiti dall’aggregatore di norma preinstallato, cioè TuneIn. Mentre le trasmissioni via etere (FM e DAB+) garantivano una rendita di posizione determinata dalla scelta limitata ad una cinquantina di stazioni, sull’IP i concorrenti sono 130.000. E provengono da tutto il mondo.
Ma non è nemmeno questo il problema principale: l’icona onnipresente sugli smartphone e sui dashboard non è radiofonica: è infatti quella di Spotify, il servizio di streaming audio on demand che pur non essendo Radio, ambisce a comportarsi come tale.
E’ quindi più che mai necessario che gli editori sollecitino gli enti di garanzia (Antitrust e Agcom) ad intervenire sulla questione per evitare di finire letteralmente polverizzati: dovrà essere indotta a livello regolamentare e legislativo la garanzia di sopravvivenza del mondo radiofonico italiano attraverso l’obbligo di ospitalità sul dashboard delle auto vendute in Italia di aggregatori indipendenti che possano garantire un’immediata fruibilità delle 500 stazioni del nostro paese realmente in onda.
E va fatto subito. Perché le connected car sono già in circolazione sulle strade. Con le loro icone preinstallate.