C’è già chi grida alla dittatura, chi invoca la censura, chi s’indigna. Siamo alle solite. Il Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, il pd Luciano Violante (foto), si trova in questi giorni al centro di una grossa polemica a causa probabilmente, e come spesso accade, di un banale fraintendimento. All’inizio della Legislatura, infatti, la Commissione da lui presieduta aveva deciso all’unanimità di compiere un’indagine conoscitiva per esaminare lo stato di sicurezza del paese sotto diversi punti di vista. Per fare questo sono stati convocati ed ascoltati, nell’arco di questi quasi due anni, circa novanta tra capi delle forze di polizia, criminologi, magistrati, sindacati di tutte le forze di polizia, prefetti, sindaci, urbanisti, esperti delle diverse discipline. Persino il Ministro dell’Interno. Si trattava di semplici audizioni, atte ad indagare sulle cause e sulle possibili soluzioni, da trovare in concertazione, circa quello che è stato individuato come un comune, dilagante e preoccupante senso di insicurezza degli italiani. Tra le varie cause individuate, è stata indicata anche la presenza costante di fatti di cronaca nera nei telegiornali e nei talk show televisivi, una delle passioni più recenti dei nostri conterranei. Inutile citare la sfilza di “casi”, o presunti tali, creati spesso ad arte dai media per “appassionare” la gente. Per approfondire questo aspetto, la Commissione ha convocato alla Camera, alcuni giorni fa, per un’audizione, i direttori dei tg e i direttori di rete di tutti i network presenti sul panorama televisivo, dalla Rai sino a Sky. “Ho chiesto ai direttori se avevano piacere a venire. Erano entusiasti”, ha poi dichiarato Violante, quando già la miccia dello sproloquio politico si era accesa. Questo gesto, infatti, è stato avvertito da una buona e trasversale fetta del Parlamento come un oltraggio alla libertà dei telegiornali di mandare in onda le notizie, quelle belle ma anche quelle brutte. C’è chi, come il pd Antonio Polito (che, neanche a dirlo, è giornalista), ha invocato nientemeno che la dittatura (“offrire alla gente solo le cosiddette notizie buone è una classica soluzione delle dittature”), chi, come il leghista Calderoli, la solita censura, chi, come il pd ed ex direttore de “L’Unità”, Caldarola, ha più semplicemente spiegato che l’intenzione di Violante era quella di indagare sull’“idea che i direttori dei tg abbiano una forma di responsabilità nel provocare scientificamente un senso di paura nella gente”. Come sempre, ciascuno ha detto la sua, esulando probabilmente da quello che è il vero nocciolo della questione: la gente ha paura. La colpa, poi, si può attribuire ad una molteplicità di fattori: l’intenzione della Commissione Affari Costituzionali e di Luciano Violante era quella di indagare sui questi fattori e cercare, forse invano, chissà, di individuare alcune soluzioni. L’interessato, chiaramente, ha tenuto a precisare che si è trattato solo di un grande equivoco e che è lungi dalle sue intenzioni dettare o solo consigliare le regole di comportamento e l’agenda ai direttori. Intanto, però, il meccanismo si è attivato lo stesso, il teatrino è stato messo in atto, ciascun parlamentare ha avuto la sua bella porzione di visibilità massmediale. Con questo presupposto, avercene di notizia di cronaca nera nei telegiornali, probabilmente occuperebbero un po’ di quello spazio indebitamente usurpato dai politici. Quando sul piccolo schermo ci sono loro, infatti, quasi sempre le notizie finiscono per sparire, sovrastate dalle loro “chiacchiere”. Forse sono proprio loro che incutono paura agli italiani, altro che Garlasco. (Giuseppe Colucci per NL)