I piani dopo la conquista del «Wall Street Journal»

Murdoch vuole il «New York Times». Il suo biografo a Vanity Fair: patto con Obama sulla Fox


Alessandra Farkas

www.corriere.it del 4 settembre 2008

NEW YORK – Altroché Citizen Kane. Persino i deliri di grandezza di William Randolph Hearst immortalati dal leggendario film di Orson Wells impallidiscono di fronte ai sogni di espansione multimediale del magnate australiano dei media Rupert Murdoch che emergono da un articolo su «Vanity Fair» firmato dal giornalista Michael Wolff.

«Dopo essersi comprato il “Wall Street Journal”, Murdoch vorrebbe prendersi anche il “New York Times” e ha seriamente pensato di mettere le mani su una quota di minoranza di Bloomberg News», rivela Wolff, che dopo aver intervistato Murdoch nel corso di ben nove mesi, sta per pubblicarne la biografia intitolata «The Man Who Owns the News».

Prima che la sua News Corp. acquistasse il prestigioso quotidiano finanziario controllato dalla Dow Jones (al prezzo di 5,16 miliardi di dollari), Murdoch, «per circa un’ora» si sarebbe convinto che Merrill Lynch si stava per disfare del suo 20% circa di Bloomberg e che lui l’avrebbe comprato. Successivamente il tycoon si è fissato di voler acquistare il «New York Times».

«Murdoch è un tipo che coltiva ossessioni», scrive Wolff, «come controllare le informazioni finanziarie dell’intero pianeta ». L’uomo che si vanta di avere «un impero multimediale dove non tramonta mai il sole », ha annesso il «Journal» alla sua sterminata galassia internazionale di testate che, solo in Usa, include l’influente stazione tv Fox, vicina ai repubblicani, il popolarissimo sito MySpace. com e il tabloid di destra «New York Post».

Ma il suo cosiddetto «attacco a tenaglia» sulla capitale mondiale dei media – New York – non gli è parso completo senza il prestigioso quotidiano della famiglia Sulzberger. «Eppure il suo entourage l’ha messo in guardia che si tratta di una chimera – prosegue Wolff – . I problemi con l’antitrust sono insormontabili, i Sulzberger non lo cederebbero mai, per non parlare poi dell’anatema dell’opinione pubblica ».

Ma Murdoch non si è arreso: «L’ho visto analizzare i numeri, tramare una fusione fra “Journal” e “Times” e fantasticare sull’esodo in massa della redazione il giorno del suo sbarco nel sacro tempio dei Sulzberger ». Per il settantasettenne Murdoch si tratterebbe di un vero e proprio regolamento dei conti: «Vuole vendicarsi contro il “Times” che nelle sue pagine l’ha trasformato in un rozzo Babau ». Ed è convinto che acquistare il più importante quotidiano americano faccia parte del suo destino. «Quando aveva 19 anni andò in pellegrinaggio nella magione della famiglia Sulzberger in Connecticut insieme al padre, grande imprenditore di giornali in Australia – teorizza Wolff – . La sua ossessione risale ad allora».

Più recente l’ossessione di Fox per, o meglio contro, Barack Obama. Al punto che, per Wolff, il candidato democratico avrebbe dovuto negoziare una «tregua» con Murdoch in un hotel newyorkese.

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