In teoria i ‘faccia a faccia’ tra i candidati premier ci dovrebbero essere, nella sostanza ci sarà un unico mega-confronto fra tutti su RaiUno in prima serata. Strascichi e polemiche.
Vediamo l’attenta e profonda analisi della situazione fatta dall’agenzia Apcom:
«La commissione parlamentare di Vigilanza ha approvato anche il secondo regolamento sulla par condicio televisiva, quello che va dalla presentazioni delle liste (10 marzo) al 13 aprile giorno del voto, ma con molte polemiche e uno ‘strascico’ che riguarda i ‘faccia a faccia’ tra i candidati premier.
La commissione ha infatti approvato un emendamento al testo del relatore, il presidente Mario Landolfi, dove viene introdotto il principio del “confronto tra tutti i candidati premier” ma senza poi meglio precisare le modalità come questo debba avvenire. O meglio, siccome ad essere approvato è stato solo un primo comma di un emendamento, presentato da Beltrandi (Rnp) e Migliore (Arcobaleno), il testo prevede che “negli ultimi 10 giorni precedenti al voto la Rai trasmette tra le 21 e 22,30, una trasmissione in diretta di confronto tra i candidati premier, della durata di 90 minuti, moderata da un giornalista Rai” con la partecipazione di giornalisti ‘esterni’. Insomma a mettere a confronto tutti i candidati leader in lizza (e dopo le ultime vicende si parla di una decina di candidature) dovrebbe essere un’unica trasmissione di un’ora e mezza. Non più quindi dei ‘faccia’ a faccia’ ma dei ‘spalla a spalla’ come li ha ribattezzati il presidente Landolfi, con un’ammucchiata difficilmente gestibile vista l’ora e mezza a disposizione. C’e’ da sottolineare che la Rai “è tenuta” ad applicare le norme stabilite dalla Vigilanza e non potra’ opporre più di tanto la non fattibilità della trasmissione.
Ma perché si e’ giunti all’approvazione di una norma di così difficile attuazione? Il relatore Landolfi ha presentato a inizio settimana, un regolamento sulla par condicio che non conteneva i ‘faccia a faccia’ tra i candidati premier a differenza di quanto avvenuto nel 2006, motivando la sua scelta “con un numero troppo alto di candidati che avrebbe reso necessarie 45 trasmissioni per far ‘scontrare’ tutti con tutti”. Una posizione che ha trovato d’accordo il Partito delle libertà, ma non i piccoli partiti di centrodestra (Udc, La Destra) e del centrosinistra (Sinistra Arcobaleno in particolare) desiderosi di occasioni per andare sugli schermi Rai e di occasioni di confronto con i ‘big’. Il Pd prima ha cercato di far approvare un emendamento che prevedeva dei ‘faccia a faccia’ stabiliti e organizzati “secondo criteri riconducibili alla consistenza dei gruppi parlamentari uscenti”. Una volta dichiarata inammissibile tale proposta (in questa fase di par condicio tutte le liste hanno stessi diritti in base alla legge), si è posto per il partito di Veltroni il problema di come votare. Il capogruppo Fabrizio Morri, ha così detto sì al principio dei ‘faccia a faccia’, venendo incontro alle richieste dei partiti ‘minori’ e di alcuni esponenti del suo partito, come Giuseppe Giulietti, ma poi tutto il gruppo ha votato contro le norme che stabilivano modalità e un numero maggiore di trasmissioni per suddividere i candidati in diversi ‘confronti’, con una scelta degli abbinamenti affidata al sorteggio.
Il voto ‘dimezzato’ del Pd ha scatenato le ire della Sinistra arcobaleno che ha abbandonato la commissione accusando il Pd di “preferisce accordarsi con il Pdl di Berlusconi per mantenere uno status quo nell’informazione Rai sulla competizione elettorale che naturalmente avvantaggia solo loro. Il partito democratico deve una spiegazione ai suoi elettori; perché votare una parte dell’emendamento proposto da noi e dal membro radicale, Marco Beltrandi, e opporsi invece alla parte che conseguentemente regolava i faccia a faccia televisivi”. La Sinistra ha annunciato che farà appello all’ Autorità per le Comunicazioni per chiedere che “sia essa a stabilire regole e modalità che diano corpo al principio approvato in commissione”.
Per Morri la posizione dell’ Arcobaleno “è stata strumentale fin dall’ inizio, e se non si può applicare la piena par condicio ai ‘faccia a faccia’ non si possono scegliere soluzioni intermedie” e comunque “non sarà la Tv ha spostare l’elettorato in questa campagna elettorale”.
Il regolamento sulla par condicio, alla fine è stato approvato e tra le novità prevede delle conferenze stampa per ciascuno dei candidati premier con cinque giornalisti. Se non si faranno i faccia a faccia, unico confronto tra gli schieramenti in lizza saranno le tradizionali ‘tribune elettorali’.
La questione della normativa sui ‘faccia’ a faccia’ dovrà essere affrontata e risolta dall’ufficio di presidenza della Vigilanza, anche se il presidente Landolfi ha gia’ annunciato che vigilerà “affinché sia rispettato il principio delle pari opportunità per tutti i candidati come prevede la par condicio, per questa fase finale della campagna elettorale” e che quanto successo in commissione “conferma la validità della mia posizione contraria a tali programmi, visto il numero di candidati premier”.
Certamente la Rai si attende chiarimenti per come applicare le norme della Vigilanza. Bisognerà poi verificare le decisioni dell’Autorità delle Comunicazioni, che deve emanare un analogo regolamento sulla par condicio per le Tv private. Nel 2006 seguì l’esempio della Vigilanza e inserì i ‘faccia a faccia’ nella sua normativa. Come si comporterà di fronte a una norma così ‘oscura’?».
Dopo la Vigilanza per la Rai, infine, anche la Commissione servizi e prodotti dell’Autorità ha approvato il regolamento per gli ultimi trenta giorni di par condicio elettorale sui mezzi di comunicazione privati. Questa par condicio, come già rilevato, si presenta stavolta particolarmente complessa per le molte forze in campo, rispetto alla suddivisione in due grandi coalizioni del 2006.