E’ bene che gli operatori di rete locali si mettano definitivamente l’animo in pace. La scorsa settimana è stata caratterizzata da un tripudio di affermazioni concordi.
Da Romani a Calabrò, dagli operatori telefonici agli uomini di Tremonti sono tutti d’accordo: l’asta per l’assegnazione delle frequenze del dividendo esterno (i canali UHF 61/69) si farà nei tempi fissati dalla legge di Stabilità. A settembre, quindi, l’etere italiano digitalizzato dovrà essere riscritto e quello da digitalizzare dovrà essere pianificato con 9 frequenze in meno (per le locali). A nulla sono valse le fioche e poco convinte (prima che poco convincenti) proteste dei sindacati delle tv locali. Niente ridistribuzione equa dei sacrifici richiesti e area unica di prelievo: i player nazionali non saranno sfiorati e per dare sfogo all’incessante richiesta di banda per l’accesso alla rete web le frequenze televisive verranno levate esclusivamente alle tv locali. Sul piano giuridico il governo ne verrà fuori con la soluzione dei consorzi obbligatori oppure con l’estensione anche agli operatori locali dell’obbligo di cessione del 40% della capacità trasmissiva. Con buona pace degli aspiranti trasportatori digitali, imbesuiti dalle frottole di coloro che rappresentavano il DTT come l’eldorado delle tv locali.