Fedele Confalonieri è il nome nuovo, insieme a Crespi, Fiorani (PopLodi), Messina (Mediaset), Pravadelli (Publitlia) e altri indagati già noti, coinvolto nel crac della HDC. Nel concorso in bancarotta per distrazione contestato a Confalonieri, la cifra è relativamente piccola a confronto dei 40 milioni di fallimento HDC, e cioè di circa 220mila euro. L’ipotesi dell’accusa è che il sondaggista di Berlusconi, Luigi Crespi, abbia utilizzato il denaro di HDC per comporre un contenzioso con Antenna 3 di cui in realtà era Mediaset la controparte: il punto di partenza delle indagini è che «tra il 1999-2000 Mediaset fornì all’emittente Italia 7 Gold programmi di qualità a un prezzo particolarmente vantaggioso, il che si rivelò penalizzante per Telelombardia e Antenna 3». Telelombardia concordò un indennizzo di fatto, tramite la reale vendita di spazi pubblicitari a Crespi. Antenna 3, invece, lamentando «una distorsione di mercato che in modo surrettizio poteva condurre al controllo da parte di Mediaset di un’emittente locale», arrivò a «comporre la vicenda in termini economici, concordando con Crespi un investimento pubblicitario», transando poi un contenzioso legale con 229mila euro (450 milioni di lire) pagati dall’HDC di Crespi ad Antenna 3. In base alle intercettazioni telefoniche depositate dai pm Laura Pedio e Roberto Pellicano, “appare legittimo il sospetto che Crespi abbia agito su incarico di Mediaset, sotto la maschera di un fittizio contratto di acquisto di spazi pubblicitari”. Confalonieri è stato invitato dalla Procura a partecipare alla selezione delle intercettazioni da distruggere, perché private o inutilizzabili, ed eventualmente richiedere invece al gip Marina Zelante l’acquisizione di quelle che gli indagati ritengano interessanti per la loro difesa. Ma cos’è HDC? E chi è il suo creatore? Luigi Crespi, da giovane militante del PCI, negli anni ’80 apre una società per la rilevazione degli ascolti delle tv locali: Datamedia. In piena tangentopoli, Crespi si lancia nel mercato dei sondaggi elettorali, suscitando perplessità e ostilità, non essendo neanche iscritto ad alcuna delle associazioni degli istituti di ricerca. Crespi si lancia negli anni in acquisizioni fino ad ottenere il controllo di un quinto del mercato dei sondaggi di opinione: nel 2001, HDC-Datamedia è ormai una galassia di società editoriali e pubblicitarie che edita anche il quotidiano “Il Nuovo”. E’ proprio la chiusura della testata che segna l’inizio delle indagini della procura di Milano per bancarotta: acquisizioni societarie “pagate a prezzi notevolmente superiori all’effettivo valore”. La procura evidenzia come il dissesto sarebbe stato mascherato con artifici riportati poi nella relazione del curatore fallimentare, relazione alla base delle numerose perquisizioni notificate poi a Crespi in riferimento a “falsificazione dei bilanci relativi agli esercizi 2001 e 2002, attraverso dissipazioni di risorse patrimoniali per acquisti di partecipazioni a prezzi notevolmente superiori al loro effettivo valore e anche attraverso ingiustificati prelievi dai conti correnti della società. Il dissesto sarebbe stato mascherato con la capitalizzazione di falsi valori di immobilizzazioni finanziarie, nonché fittizie poste creditizie”. E, tra i crediti sottratti al fallimento della sua HDC, adesso Luigi Crespi ne condivide uno con il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. “È un fatto formale, a prescindere dall’implicazione personale o meno di Confalonieri”, ha affermato il difensore Vittorio Virga, “se un fatto riguarda una società, a renderne conto per legge è chiamato il legale rappresentante. È un passo indispensabile per poter proseguire e concludere le indagini”. (TL per NL)