Mediaset confida nel mese di aprile per ravvivare la raccolta pubblicitaria, e dimenticare l’arretramento di marzo. Le vicende di Giappone e Libia, gravando sull’economia mondiale, hanno infatti portato il trimestre di Publitalia giù del 2% rispetto allo stesso periodo del 2010.
La causa è sicuramente radicata alla propensione delle aziende all’investimento, solo ora in moderata ripresa grazie all’apparente placarsi della situazione nipponica. La prova è data dall’andamento dei primi tre mesi del 2011 di Mediaset, in crescita sullo scorso anno. Nonostante i buoni conti del 2010 e le prospettive di crescita, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri è apparso, durante l’assemblea dei soci tenutasi il 20 aprile 2011, nervoso e polemico. L’atteggiamento teso del presidente è sembrato avere un destinatario ben individuato: il gruppo Espresso. La polemica se è mossa nei confronti delle prediche antitelevisive (e in particolare anti-Mediaset), definite “obsolete” da Confalonieri, degli editori della carta stampata e nello specifico del gruppo Espresso-Repubblica. Il gruppo opposto a Mediaset ha salutato il 2010 con il fatturato in crescita del 4% e ricavi pubblicitari in aumento del 5%. “Una signora impresa”, a detta del presidente del gruppo Carlo De Benedetti, che insegue la stampa libera ispirata ad una libertà di informazione connessa al conto economico. Sulla scia di tale politica informativa il gruppo multimediale si è più volte espresso su Mediaset e sullo strapotere della pubblicità tv rispetto alla carta stampata. L’ostilità del presidente Confalonieri è apparsa ingiustificata agli occhi di De Benedetti, il quale ritiene la raccolta tv abnorme. “Non servono opinioni, bastano i numeri: non c’è nessun paese occidentale in cui la percentuale di pubblicità che va sulle televisioni rispetto al totale del mercato è così abnormemente elevata come in Italia”, ha affermato Carlo De Benedetti a difesa del suo pensiero (dichiarazione resa il 21 aprile 2011 a Italia Oggi). Per contro, Confalonieri si è lagnato dei giudizi di giornalisti ed analisti che a suo dire ignorerebbero i brillanti risultati di Mediaset. E l’uomo di punta dell’impero Berlusconi pare ritenere infondato il contestato bipolarismo Mediaset-Rai, data la presenza nel panorama tv di aziende come Sky e La7, che sarebbero "in forte espansione". La relazione del presidente di Mediaset, presentata durante l’assemblea, ha mosso gli animi dei piccoli azionisti, che hanno trovato terreno fertile per “coltivare” alcune questioni particolari: dalla cedola 2011 pari a 35 centesimi ad azione ritenuta eccessiva alla richiesta di rinvigorire il fronte dell’informazione, ritenuto carente dopo la perdita di Enrico Mentana. Ma anche argomenti delicati come la sostituzione al Tg4 di Emilio Fede, considerato ormai un professionista poco credibile e i continui attacchi al presidente del consiglio Silvio Berlusconi da parte della trasmissione di Canale 5 “Striscia la notizia”. Inoltre, la rassegna stampa del Tg5 sarebbe, secondo taluni azionisti del gruppo, troppo concentrata sulle pubblicazioni di sinistra. Insomma, Mediaset, come già denunciato in passato, sarebbe un "covo di comunisti". Una battaglia di moniti e richieste, alquanto vivaci e coraggiose, ha invaso Confalonieri e ha raggiunto il suo picco con l’intervento dell’azionista Marco Bava, il quale ha invitato il presidente a lasciare il “posto” all’attuale vice Piersilvio Berlusconi. Il terremoto di opinioni non scoraggia, però, l’agenda del gruppo Mediaset, ricca di novità: dall’accordo commerciale con Vodafone per lo sviluppo di Premium in abbinata all’adsl alla partecipazione al beauty contest per l’assegnazione di uno dei sei multiplex nazionali resi disponibili da Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze approvato da Agcom e un progetto sui diritti pay per i campionati europei di calcio del 2012. (C.S. per NL)