All’alba del nuovo millennio, la dicotomia fornitori di contenuti/network provider introdotta dalle tecnologie digitali via etere (satellite, digitale televisivo terrestre, DAB) fu un cambiamento epocale dopo decenni di comunicazioni elettroniche fondate sull’identità tra fornitori di contenuti e vettori degli stessi: dal loro esordio, radio e televisioni erano infatti produttori e diffusori dei propri programmi. Nemmeno 20 anni dopo anche tale dualità si appresta al pensionamento, posto che il dualismo si scontra ora sulla stessa piattaforma: il web. E’ infatti in corso sia in ambito istituzionale che direttamente sul mercato un confronto/scontro tra OTT del web e fornitori di contenuti sul web stesso.
Sullo sfondo delle recenti novelle legislative comunitarie in tema di copyright, i secondi contestano ai primi un arricchimento parassitario: è il caso della BBC, che ha deciso di eliminare dalle piattaforme distributive di Google i podcast radiofonici che saranno veicolati (almeno per il primo mese) esclusivamente su un’app proprietaria, o dei gruppi radiofonici membri dell’aggregatore consortile Radio Player, che contestano al super collettore di flussi streaming radio TuneIn di drenare pubblicità in preroll e midroll raccolta attraverso la veicolazione delle trasmissioni delle emittenti radio senza retrocessione alcuna a loro favore. Quella che si sta consumando è una vera e propria guerra di posizione, che per definizione è una gara di sopravvivenza: vince infatti la parte che riesce a resistere ai traumi e alle privazioni che essa comporta.