Mentre gli altri grandi gruppi editoriali (Mediaset, Mondadori e Rcs) si garantiscono e confermano bilanci generati sia all’estero, sia sfruttando i media a 360 gradi, il gruppo Espresso rimane in Italia e si aggrappa principalmente alla produzione cartacea. E sembra essere proprio questa la ragione per cui il 2007 si è chiuso sottotono, facendo registrare un fatturato in calo del 2,1% (dato relativo ai primi nove mesi, ndr). La colpa è da attribuire a tutti quei prodotti tipicamente venduti insieme alle diverse riviste o ai quotidiani del gruppo i cui ricavi, sebbene siano stati decisamente brillanti fino a qualche anno fa, ora non fanno che diminuire vertiginosamente: se nel 2004 si parlava di 227 milioni di euro, nel 2005 erano già 201, 194 nel 2006 e solo 101 milioni nei primi nove mesi del 2007 (da notare che lo storico cowboy Tex ha comunque fruttato al gruppo circa 175 mila copie vendute, confermando il proverbiale successo). Al calo descritto si aggiunga il peso che ogni settore possiede sul fatturato totale, dato che dimostra la preponderanza, forse a questo punto eccessiva, della carta stampata. Se la divisione Repubblica conta quasi il 50%, i quotidiani locali della Finegil detengono un buon 23,6%: ergo, tre quarti del business li fa il cartaceo. I magazine detengono una quota del 10,7% (quasi integralmente dedicata al settimanale Espresso), la radio (Deejay, Capital, m2o) vale il 7,1%, la tv (All Music) solo l’1,9%, il web (Kataweb) poco più dell’1%. Tra le altre perdite, il gruppo Espresso, il giugno scorso, ha anche abbandonato la radio ungherese Radio Deejay Kft. (Marco Menoncello per NL)