Intervistati da Prima Comunicazione, i “capoccia” dei più grandi gruppi editoriali italiani tirano le somme sul momento critico del mercato, pur con qualche eccezione.
Il momento difficile, la crisi economica, i sistemi per affrontarla, i new media, i collaterali e la pubblicità. Intervistati da Prima Comunicazione, i “capoccia” dei maggiori gruppi editoriali italiani parlano del momento che sta affrontando il mondo dell’editoria italiana, partendo dai dati relativi al primo trimestre del 2008. “È evidente che l’editoria sta affrontando una fase di evoluzione del modello di business – sostiene Maurizio Costa, ad e vicepresidente di Mondadori – Se mettiamo insieme la situazione economica, l’andamento dei consumi, i collaterali che flettono e questo delicato momento di passaggio verso la convergenza tra carta e web è chiaro che i mercati finanziari, in particolare le Borse, non premino le imprese editoriali”. E poi continua: “Ma ritengo che alla fine sarà una delle cicliche fasi del settore”. “Il prezzo del quotidiano è fermo da tre anni, – ribatte Andrea Riffeser, vicepresidente e ad di Poligrafici – i costi aumentano a differenza della pubblicità e dopo il lancio sul mercato dei quotidiani gratuiti gli editori hanno cominciato a regalare anche i giornali a pagamento. Così è iniziata una spirale negativa che ha portato alla diminuzione dei ricavi. Ma i nostri quotidiani sono in controtendenza e hanno guadagnato in edicola perchè andiamo verso il federalismo e le informazioni locali diventeranno sempre più importanti”. E, nonostante, ammette l’enorme potenziale dei new media, di cui il gruppo L’Espresso fa ampio uso, pare abbastanza pessimista Marco Benedetto, amministratore delegato del gruppo che fa capo a De Benedetti. “La situazione generale non è buona – dice – E come misura di prevenzione agiremo sui costi di fronte agli scenari non brillanti che si presentano”. Moderatamente pessimista, con uno sguardo più ampio al problema-crisi, risponde virtualmente Claudio Calabi, amministratore delegato del Sole 24 Ore. “È un anno molto complicato per l’economia in generale e l’editoria non è la pecora nera – afferma – Il clima è drasticamente cambiato rispetto al primo semestre 2007 e in questo contesto l’editoria ha sue specificità: la caduta dei collaterali è stata più accentuata di quanto gli editori prevedessero; il settore presenta aree di costo difficilmente gestibili, la pubblicità è stagnante. Ma l’area professionale mette al riparo da rischi”. “Scendono i collaterali, salgono molto i new media, anche se i volumi restano ancora lontani rispetto al business classico. – spiega Antonello Perricone, ad di Rca Media Group – E alla luce dell’incertezza sul fronte degli investimenti pubblicitari, stiamo rivedendo i piani previsti con una forte attenzione alla gestione”. Infine, una testimonianza di speranza e di fiducia nel futuro del settore. “Sono fiducioso, anche se prudente, per il futuro, – dice Paolo Panerai, presidente di Class Editori – anche perché abbiamo mezzi con un potenziale di crescita e non abbiamo mai puntato sui collaterali. Nei primi tre mesi dell’anno i nostri ricavi dalla pubblicità sono aumentati del 9%: risultato degli investimenti fatti in questi anni per presentare un’offerta differenziata”. La crisi ha investito tutta l’economia ma, a sentire le voci dei suoi protagonisti, l’editoria non è stata investita violentemente come in altri settori. Il passaggio al digitale, quindi, può attendere per il momento, anche se i modelli di business stanno cambiando in fretta. I collaterali vanno male ma i new media sono il settore su cui le case editrici devono assolutamente puntare per assicurarsi un futuro. (G.M per NL)