Le parole d’ordine sono tre: abolire l’ordine (definito “fascista”) dei giornalisti; abbattere totalmente le sovvenzioni statali a giornali ed organi d’informazione; cancellare le legge Gasparri che, di fatto, istituzionalizza il duopolio Rai-Mediaset e penalizzerebbe il pluralismo. È partita la seconda crociata di Beppe Grillo (foto) che dopo la risonanza dell’8 settembre scorso ci riprova. La data fissata per la seconda giornata di protesta popolare contro le “caste” di cui è composta la nostra classe dirigente è il 25 aprile, data simbolo della liberazione dal nazi-fascismo. Ed, infatti, proprio al fascismo Grillo fa riferimento quando ricorda che l’Italia è l’unico Paese in Europa dove vige ancora un elemento corporativo e restringente del libero mercato dell’informazione come l’Ordine dei giornalisti (ma non sono da meno quello degli Avvocati, quello dei Notai, ecc.). In effetti, in nessun’altra democrazia occidentale, e non solo, per accedere alla professione giornalistica vi è bisogno della registrazione ad un albo professionale (né vi sarebbero restrizioni eccessive come in Italia anche per molti altri albi). Albo istituito, appunto, da Mussolini nel 1925, in concomitanza con la riforma “fascistizzante” della Costituzione italiana (che approvò, tra le altre, le cosiddette leggi “fascistissime”), e ribadito, nel 1963, con una legge del governo Fanfani, approvata da Dc, Psdi e Pri. Ci avevano già provato Pannella ed il Partito Radicale ad abolire l’Ordine, nel 1997, incidendo un referendum abrogativo che, nonostante gli 8 milioni di voti e la mobilitazione di molti intellettuali, non raggiunse il quorum necessario. Sempre Pannella, comunque, grazie ad un’interrogazione parlamentare presso la Commissione europea (all’epoca il leader radicale era europarlamentare), ha ottenuto un passo in avanti in questo senso, ossia la cancellazione dell’esame di stato obbligatorio per chi voglia esercitare la professione giornalistica in Italia. Ad oggi, infatti, l’obbligo persiste soltanto per i giornalisti extracomunitari, mentre per i cittadini dei 27 stati dell’Unione Europea resta in vigore soltanto l’obbligo del riconoscimento delle proprie qualifiche professionali, in seguito ad un praticantato presso redazione giornalistica o presso scuole di specializzazione o master in giornalismo.
Le mire di Grillo, comunque, non si fermano all’eliminazione dell’Ordine, come dicevamo. Il finanziamento pubblico ai giornali è, secondo il comico, la ragione preminente che soffocherebbe la libertà dell’informazione italiana, rendendola succube e “schiava” delle logiche politiche. Se da un lato, è noto che l’interdipendenza crei, in maniera quasi spontanea, forme di collaborazione reciproca, è altrettanto vero, in questo caso, che data la crisi economica del settore della carta stampata e la debolezza congenita di questo compartimento, la grandissima parte degli organi d’informazione scomparirebbe nel nulla se non ricevesse sovvenzioni statali.
Passando, in terza istanza, alla possibile abolizione della Gasparri, occorre ricordare come questo fosse uno dei punti programmatici dell’esecutivo guidato da Prodi, decaduto in seguito all’“imbottigliamento” in Senato e la successiva rovina del Governo. Ad oggi, tuttavia, pare davvero inattuabile una soluzione di questo tipo, specie dopo la schiacciante vittoria di ieri della coalizione guidata da Berlusconi. (Giuseppe Colucci per NL)