Grecia, la crisi affossa i media: raffica di chiusure per tv, radio e giornali

La crisi greca ha messo in ginocchio i media ellenici. Innumerevoli giornali, emittenti radio e tv sono stati costretti a chiudere i battenti con il relativo licenziamento di centinaia di giornalisti e operatori negli ultimi mesi.

La causa principale del tracollo è stato il drastico calo di circa il 60% delle entrate legate alla pubblicità, accanto all’incapacità delle banche di sostenere il settore con prestiti agevolati. "Stiamo morendo" avverte Dimitris Trimis, presidente dell’associazione dei giornalisti di Atene, Esiea. Tra le principali testate colpite delle turbolenze economiche il quotidiano conservatore ‘Apogevmatini’, il primo che ha dichiarato bancarotta, dopo aver interrotto la pubblicazione nel novembre 2010. Adesso è in alto mare anche il più importante giornale di sinistra, ‘Eleftherotypia’, i cui giornalisti sono da settimane in sciopero per il mancato pagamento dei salari dallo scorso agosto, mentre l’editore ha già presentato le carte per la procedura di fallimento. A seguire l’emittente privata ‘Alter’, le cui trasmissioni sono state sospese a metà dicembre. Molti altri media privati mostrano segnali di sofferenza, con i palinsesti che mandano in onda vecchie serie tv. Stesse sorti per le stazioni radio. Intanto sono in sciopero anche i giornalisti della tv pubblica Ert per protestare contro la chiusura di una delle tre reti e di alcune sedi locali. "Si tratta di sviluppi che indicano come il peggio debba ancora arrivare. Noi non siamo le uniche vittime, ma tutti verranno danneggiati dalla mancanza di informazione", sottolinea ancora Trimis. Una crisi quella dei media ellenici, tanto più evidente perché arriva dopo il boom del settore nell’ultimo ventennio, sotto lo slancio delle ingenti entrate in arrivo dalla pubblicità pubblica. Paese di dimensioni relativamente piccole, per un totale di 11 milioni di abitanti, la Grecia ha un vasto panorama mediatico ormai destinato a cambiare profondamente sotto la scure della crisi. (Adnkronos)

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