Mentre internet e televisione stanno ancora cercando la via di una difficile integrazione, è opinione comune che la radio abbia già trovato nuova vita sul web.
Favorita dalle minori pretese in termini di larghezza di banda rispetto alla TV, la radiofonia si è subito diffusa sulle vie della rete, inizialmente riproducendosi e moltiplicandosi via streaming, poi cominciando anche a sfruttare le possibilità interattive, infine rapidamente adattandosi all’era dei social network e dei device mobili. Del resto la fruizione in mobilità è sempre stata una delle caratteristiche forti del media radiofonico, che lo ha reso pervasivo e vicino alla vita quotidiana delle persone. Il connubio con la rete nella sua dimensione social ne ha perciò inevitabilmente potenziato l’attrattiva, contribuendo a creare comunità intorno ai più famosi brand dell’etere. Alcune grandi emittenti, come Rai Radio2, DeeJay o Radio 105 (solo per citarne alcune), sono ormai sorgenti di flussi multimediali e multipiattaforma, che sfruttano ogni mezzo messo a disposizione da internet e dall’etere per diffondere contenuti che riescono in ogni caso a mantenere un’identità tipicamente radiofonica. Alla classica programmazione in streaming o sulle frequenze dell’FM si aggiunge così una ricca produzione on-demand che può essere utilizzata per costruirsi un palinsesto personalizzato tramite smartphone e simili. E il contatto con i conduttori, gli animatori e gli altri protagonisti dell’emittente è garantito da un ampio assortimento di blog, tweet e pagine Facebook dedicati. Una certa attenzione viene dedicata all’approfondimento, ma si parla anche e soprattutto di backstage, il cosiddetto dietro le quinte della programmazione radiofonica. Proprio sulla descrizione e messa in scena del lavoro quotidiano di DJ e conduttori, ma anche di tutta gli altri personaggi che contribuiscono, normalmente senza grande visibilità, alla preparazione e messa in onda di un programma radio, si basano alcuni tentativi di portare la radio in televisione. Una parte della programmazione di Deejay TV ne è l’esempio più appariscente. Il tentativo è evidentemente quello di mantenere lo specifico radiofonico anche in video, impresa non facile se non si vuole correre il rischio di trasformarsi in qualcosa di simile alla vecchia MTV. Allo stesso tempo questo tipo di programmi, così come tutto l’apparato comunicativo legato ai social network, contribuisce ad accrescere la prossimità del pubblico alla radio e ai suoi protagonisti: rafforza la sensazione di appartenere a una comunità dagli interessi e gusti simili. Parlando in termini di marketing, consolida l’identità di brand attirando investimenti pubblicitari mirati. Non si dovrebbe infatti mai dimenticare che dietro queste apparentemente spontanee aperture sui backstage e sulle vite quotidiane di personaggi più o meno famosi si celano attente strategie di comunicazione che poi sono quelle che permettono ai grandi media radiofonici non solo di sopravvivere ma di crescere e prosperare sul mercato. A differenza delle emittenti televisive mainstream, che ancora sono legate a modelli comunicativi obsoleti e non sembrano in grado di sfruttare le nuove opportunità offerte dalla rete. Tanto che appare meno paradossale dire, come fa il direttore di Rai RadioDue Flavio Mucciante in una recente intervista, che “la TV è un’altra delle nuove frontiere della radio”. (E.D. per NL)