Gran battaglia per la ‘Tv senza frontiere’

Il prossimo mese il Parlamento europeo inizierà a esaminare il rinnovo delle regole per la “Tv senza frontiere”


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Il prossimo mese il Parlamento europeo inizierà a esaminare il rinnovo delle regole per la “Tv senza frontiere”, che dovrebbe governare il sistema delle telecomunicazioni dei Paesi membri in molteplici aspetti. In Italia è molto allarmata la FIEG, soprattuttto sul problema del ‘product placement’.

Già in questi giorni, e poi nel corso del prossimo mese, l’ipotizzata revisione della direttiva sui servizi media audiovisivi “Tv senza frontiere” è al centro del dibattito nell’ambito delle istituzioni europee. La proposta di modifica avanzata dalla Commissione europea sarà all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri delle comunicazioni del 13 novembre, mentre l’Europarlamento inizierà l’esame del provvedimento, in prima lettura, a partire dal prossimo 29 novembre (ci sono state alcune votazioni già nelle scorse settimane, con prime richieste di modifica).

I contenuti del provvedimento sono stati chiaramente esplicati da Viviane Reding, Commissario UE per la Società dell’informazione e Media durante una visita di qualche settimana fa al Senato italiano. La nuova “Direttiva Televisione senza frontiere” (che dovrebbe essere applicata ai soli servizi audiovisivi lineari) insiste sui concetti di co-regolamentazione e auto-regolamentezione, che dovrebbero lasciare liberi i legislatori nazionali in relazione agli strumenti normativi e alle relative sanzioni. È previsto comunque un allentamento delle regole quantitative in materia di pubblicità, mentre per la promozione di opere audiovisive europee nei servizi “on demand” dovrebbero essere posti dei tetti minimi e riservata una posizione “vantaggiosa” nelle guide elettroniche ai programmi.

Elemento critico ed estremamente delicato della Direttiva è quello del ‘product placement’ che arriverebbe anche sulle Tv europee. Il product placement è l’inserimento, in modo più o meno occulto, di pubblicità anche nei programmi televisivi (ma non in tutti, secondo la Direttiva), quali fiction, show o serie tv. Questa pratica è già ampiamente sfruttata nel cinema (soprattutto americano, ma non solo) e nella Tv statunitense e tramite essa (è il caso di “Sex and the city”) è già approdata in Italia, seppur indirettamente.
Nel caso del cinema italiano, dove ora il product placement è lecito sulla base dell’ultima legge sul settore, basterà pensare a “Natale a Miami”, nel quale venivano esplicitamente citati o mostrati i marchi di Coca Cola, Lufthansa o Cosabella. Con l’approvazione della direttiva questo sarebbe possibile anche per le Tv europee, in particolare nei programmi di fiction, intrattenimento o reality show, ad esclusione di Tg, programmi informativi e per bambini.
Di fatto la Direttiva, pur obbligando ad comunicare all’inizio di ogni programma che esso contiene product placement, non porrebbe limiti quantitativi a questa pratica e se, per ciò che riguarda la pubblicità tradizionale, questa può essere “saltata” in diversi modi, per il product placement non sarebbe così.

La proposta di direttiva ha già creato polemiche tra gli autori, mentre le grandi aziende vi vedono una possibilità di estendere i propri investimenti pubblicitari.Altrettanto ghiotta è l’occasione per le Tv dei Paesi europei che, facendo dire un personaggio che si gusta con passione il salame tal dei tali, potrebbero vedere crescere considerevolmente le proprie entrate pubblicitarie.
Molto critica è la posizione della nostra FIEG (editori giornali) che segue con attenzione la situazione ed è preoccupata di un’attenuazione delle regole in materia di pubblicità Tv e soprattutto di una liberalizzazione indiscriminata del ‘product placement’. In alcuni paginoni comparsi sui quotidiani nei giorni scorsi si sottolinea che “le Televisioni potrebbero aumentare gli spot e le interruzioni pubblicitarie e potrebbero anche, grande novità, inserire marchi, prodotti e oggetti pubblicizzati senza limitazioni nel corso dei programmi… L’approvazione della direttiva in questa forma colpirebbe a morte la stampa”.

Tra le proposte avanzate dalla Reding, con il consenso del nostro presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, c’è anche quella della creazione di un’Autorità Europea nelle comunicazioni che possa garantire a tutti gli stati europei “regole il più possibile omogenee, senza ingiustificati particolarismi”.

“Il settore audiovisivo è l’industria culturale per eccellenza – ha detto la Reding al Senato – . In questo quadro, tre sono gli obiettivi principali perseguiti con la Direttiva Televisione Senza Frontiere: garantire la diversità culturale e il rispetto dei diritti fondamentali e dei diritti dei consumatori; creare il miglior quadro normativo possibile per lo sviluppo del settore audiovisivo europeo; tener conto delle conseguenze della convergenza.

La nuova proposta mira a sostituire varie norme nazionali in materia di protezione dei minori, di lotta contro la pubblicità occulta e l’incitamento all’odio razziale, con norme minime di base, a livello europeo, applicabili ai servizi audiovisivi “a richiesta”.
Sul fronte della pubblicità Tv, Viviane Reding ha cercato di ‘tranquillizzare’: la Commissione non propone di aumentare il limite, che resta fissato a dodici minuti per ora.

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