Con grave ritardo il Ministero dello sviluppo economico ha pubblicato la scorsa settimana le graduatorie regionali per la riassegnazione delle frequenze alle tv locali operanti in Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio (esclusa la provincia di Viterbo) e Campania.
L’Associazione Tv Locali FRT, che aveva già contestato in più occasioni i criteri di valutazione contenuti nel Bando, esprime "un giudizio negativo sull’intera procedura che sta causando alle imprese televisive locali enormi disagi tecnici, operativi, di immagine ed economici". Per il sindacato, "a pagare dazio sono state soprattutto le emittenti locali regionali penalizzate dalle cosiddette "intese d’ufficio" e dalla decisione di azzerare il punteggio relativo al patrimonio netto. Con le intese il ministero ha accorpato più emittenti piccole, le quali hanno in tal modo potuto sommare i loro punteggi e superare in graduatoria le emittenti con copertura regionale. Non ci vuole molto a capire che la sciagurata decisione (a parere di molti illegittima) di azzerare i punteggi relativi al patrimonio netto, ha enormemente penalizzato le società più patrimonializzate a vantaggio di quelle con piccoli patrimoni. Questa scelta ha letteralmente stravolto la fotografia dell’esistente, relegando le emittenti storiche con copertura regionale nelle posizioni più basse della graduatoria. In alcune regioni diverse tv locali regionali, pur in presenza di alti punteggi rivenienti dalla copertura, sono state addirittura escluse dalle posizioni utili per l’assegnazione della frequenza". Per il Presidente dell’Associazione Tv Locali FRT, Maurizio Giunco, tutto ciò era facilmente prevedibile: "quando abbiamo conosciuto il contenuto dei bandi abbiamo provato a convincere il ministero dei pericoli insiti nei criteri di valutazione che potevano avere effetti distorsivi della realtà. Purtroppo – continua Giunco – la totale chiusura di alcuni dirigenti ha impedito un sereno e costruttivo confronto che avrebbe scongiurato quello che invece si è puntualmente verificato". Alla fine di settembre Giunco aveva dichiarato: "c’è una reale esigenza di trasparenza e di chiarezza, da parte di chi dovrà partecipare alla gara, che il Ministero dello sviluppo economico ha ritenuto di non soddisfare, mantenendo ferme le posizioni di partenza. E’ dura da accettare, ma è così, e sarà ancora una volta la magistratura a colmare il vuoto lasciato dalla Pubblica Amministrazione. Il comportamento del Ministero obbliga ad operare nell’incertezza e nell’assenza di regole chiare". In effetti, uno degli obiettivi principali di un bando pubblico è proprio quello di assicurare che non vi siano, nè direttamente nè indirettamente, soggetti privilegiati e soggetti svantaggiati. La scelta del Ministero di assegnare zero punti alle emittenti (praticamente tutte) che non hanno presentato un bilancio dal quale risulti la ripartizione del patrimonio netto relativo alle varie attività, per la FRT "significa annullare uno dei parametri previsti dalla legge 220/2010. In tal modo si determina, oltre ad un disallineamento normativo, anche una discriminazione tra i partecipanti alla gara". In quell’occasione il Presidente della FRT, Filippo Rebecchini, commentando la decisione di azzerare i punteggi relativi al patrimonio netto dichiarò, forse augurandosi di essere smentito: "E’ evidente che la questione finirà al TAR dove, peraltro, i dirigenti del Ministero non hanno l’onere di corrispondere le parcelle agli avvocati." "Purtroppo è finita così e per l’ennesima volta, in questo travagliato processo di digitalizzazione, è stata sprecata un’altra buona occasione per fare le cose in modo semplice e lineare", conclude la nota della federazione. (E.G. per NL)