Il Governo, nella riunione che si è svolta il 22 gennaio a Palazzo Chigi con le regioni e le parti sociali, ha presentato le linee guida per una tutela attiva del lavoro alla luce dell’emergenza economico-sociale indotta dalla crisi globale dei mercati finanziari. La proposta fatta dal governo sulla tutela attiva del lavoro si muove lungo tre direttrici: mantenere la più ampia base occupazionale anche con un orario di lavoro ridotto; estensione potenziale, senza automatismi, a tutti i lavoratori subordinati di forme di integrazione del reddito e tutela attiva dei collaboratori con un unico datore di lavoro e degli inoccupati; ampliamento della tutela attiva accompagnato da una maggiore effettività delle sanzioni per mancata responsabilità delle persone che rifiutano un offerta “congrua” di lavoro o di formazione. Intatta rimane la competenza delle Regioni e alle parti sociali del territorio a cui spetta la funzione di valutazione e negoziazione delle richieste di protezione per lavoratori ritenuti in esubero congiunturale o strutturale, sulla base di un accordo quadro e di intese specifiche per ciascuna Regione utili a combinare risorse finanziarie di diversa provenienza e ad integrare competenze e procedure. Nelle linee guida s’individuano poi anche gli errori da evitare nella realizzazione concreta delle azioni: la deresponsabilizzazione delle imprese rispetto alle loro risorse umane; la produzione di un bacino di nuovi assistiti dei quali risulti difficile – anche nel contesto del dopo crisi – il reimpiego; un livello insostenibile di spesa pubblica alla luce della dimensione del debito pubblico accumulato.