Governo e libertà d’informazione alla deriva. Par condicio: ‘No censureRai’, protesta a via Teulada

"No censureRai", "Berlusconi: Minzolini ti assolve, la storia ti condannerà". Sono alcuni degli slogan che appaiono sugli striscioni alla manifestazione davanti alla sede della Rai di via Teulada contro lo stop ai talk show fino al voto deciso ieri dal cda.

All’iniziativa di protesta, appena iniziata, sono presenti i consiglieri di amministrazione Rai Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, il presidente della Federazione nazionale della stampa Roberto Natale e il segretario Franco Siddi, il responsabile comunicazioni del Pd Paolo Gentiloni, conduttori e giornalisti come Michele Santoro, Giovanni Floris, Andrea Vianello, Corradino Mineo, Piero Badaloni. Secondo gli organizzatori, ci sono già 1.500 persone. Botta e risposta tra Bruno Vespa e Michele Santoro, entrambi conduttori di trasmissioni cancellate – come altre – fino al voto per le Regionali dalle decisioni di ieri del Cda Rai sui talk show. Il protagonista di ‘Porta a Porta’ oggi sul Corriere della Sera pur definendo "grave e ingiusta" la scelta dei vertici di Viale Mazzini, dice: "vogliamo essere onesti? la decisione della Rai, come quella della Vigilanza, ha un nome e cognome: Michele Santoro". E più avanti: "é passato sulla par condicio con il garbo di Attila. Con accenti diversi, l’ha massacrata nell’arco dei decenni. Vorrei che mi si dicesse in quale grande tv pubblica e anche privata al mondo esiste un programma di prima serata in cui la vittima è costantemente la stessa parte politica, che stia al governo o all’opposizione". "Quindi non potendo sospendere solo Santoro in campagna elettorale, nonostante non rispetti (basti rivedere i programmi del 2001) hanno cancellato – spiega Vespa – anche le nostre trasmissioni". E conclude: "l’azienda ha una sola giustificazione: Santoro è lì per ordine del magistrato". Immediata la replica di Michele Santoro dai microfoni di Radio Città Futura: "Bruno Vespa è il mio Gerovital: mi sta facendo tornare ragazzino, quando andavamo a scuola c’era sempre quel compagno di classe un po’ birbantello che indicava l’altro come responsabile delle marachelle". "Ma noi – conclude il conduttore di Annozero – ci battiamo anche per lui perché quello che sta succedendo non ha precedenti nella storia della tv occidentale, è un atto censorio molto grave". (ANSA)

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