E’ possibile che di Google, almeno per una volta, non si parli del tutto bene? A quanto pare sì. Ma a suggerirlo è solo una concentrata dose di indiscrezioni. Secondo quanto previsto dai dati di una ricerca Usa, recentemente e ufficiosamente anticipati, è prevista una diminuzione per tutto il 2008 dei “click” pubblicitari a pagamento, sulle pagine del noto motore di ricerca. Se fosse vero e in qualche modo confermato, sarebbe da considerare un fatto più unico che raro, proprio per la determinante natura commerciale di Google, il cui settore di advertisement online è ben noto a tutti gli internauti. Se la pubblicità è uno dei fattori chiave per la crescita in internet, l’eventuale rallentamento di questo settore potrebbe arrecare gravi conseguenze, sia a Google, sia agli altri big della rete che stanno cercando, comunque a fatica, di ritagliare ognuno la propria piccola finestra sul mercato pubblicitario del web. Così la società statunitense comScore, che come recita l’headline del proprio sito, si occupa di “misurare il mondo digitale”, avrebbe rilevato che a gennaio Google avrebbe subito una diminuzione di click dell’0,3%, aggiungendo poi delle previsioni non proprio rosee sul futuro dei prossimi mesi dell’anno. La piccola percentuale resa nota da comScore si traduce in un milione di click in meno, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: non si tratta dunque di un dato così poco rilevante, sebbene non tutti gli analisti del settore siano d’accordo sulla questione. I più scettici addirittura sottolineano come comScore (letteralmente “punteggio del .com”, inteso naturalmente come estensione del web, ndr) già in passato abbia divulgato dati che non si sono poi rivelati veritieri. Motivo per cui gli annunci fatti anche sui cali dei “click” pubblicitari di Yahoo e Microsoft, rispettivamente dell’1% e del 4%, potrebbero assumere le sembianze di informazioni di poco conto per il mondo online. Al contrario, chi crede alla statistiche tracciate da comScore si appoggia al grandissimo calo del commercio elettronico americano, secondo i cui dati gli utenti a stelle e strisce, nel mese di gennaio, avrebbero fatto acquisti in rete in misura del 17% minore rispetto allo stesso mese dell’anno 2007. Qualunque siano le posizioni e le ragioni di eventuali cali pubblicitari, Google rimane in prima posizione nella classifica dell’ad online, dimostrando costantemente l’efficacia che è possibile raggiungere usando internet con maestria. Rimane un dubbio: se i “click” pubblicitari fossero davvero così a rischio, perché Microsoft continua ad investire nel settore? (Marco Menoncello per NL)