Google nel mirino del Dipartimento di Giustizia americano

Se le trattative con Yahoo! fossero proseguite, Google sarebbe stata accusata di costituire un monopolio per quel che riguarda il mercato della pubblicità online. Il dossier è però rimasto nel cassetto, pronto ad essere estratto al momento opportuno


Una curiosa intervista rilasciata da Sandy Litvack, avvocato americano che ha appena lasciato il Dipartimento di Giustizia per tornare a lavorare in uno studio privato, ci aiuta a capire meglio quel che è successo nei giorni caldi della trattativa sfumata tra Google e Yahoo! (successiva a quella con Microsoft che ha recentemente decretato l’uscita di scena dell’a.d. Jerry Yang). Yahoo! era corteggiata da Microsoft, ma aveva rifiutato tutte le offerte di acquisto, rifugiandosi tra le braccia di Google. Yahoo si sarebbe salvata stringendo un accordo con Google per quel che riguarda la vendita degli spazi pubblicitari. Le trattative erano già in fase avanzata, quando inaspettatamente, Eric Schmidt, il Ceo di Google, si è tirato indietro, dichiarandosi non più interessato a raggiungere un accordo. Ora, grazie a Litvack, sappiamo esattamente perché. A quanto pare il Dipartimento di Giustizia era sul punto di accusare Google di voler monopolizzare il mercato della pubblicità online. Schmidt, informato di questo, ha anticipato la mossa del Dipartimento di Giustizia, facendo sì che gli avvocati dello Stato richiudessero nei loro cassetti il dossier che avevano compilato. Litvack nell’intervista però non parla solo di questo episodio. Molto più interessante è leggere quel che il Dipartimento di Giustizia intendeva sostenere: Google veniva in pratica già considerata un’azienda monopolista e, per quel che riguarda la pratica Google-Yahoo, la società di Mountain View veniva accusata di voler consolidare la propria posizione. Questo potrebbe avere conseguenze molto rilevanti sul futuro dell’azienda capitanata da Eric Schmidt. Significa in pratica che Google potrebbe essere condannata all’immobilità, per non rischiare di commettere infrazioni. Questo sempre che il Presidente eletto, Obama, non faccia cambiare idea ai suoi funzionari, una volta insediatosi alla Casa Bianca. (Davide Agazzi per NL)

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