L’editoria prosegue il suo rapido declino. Le piccole testate crollano, i grandi nomi resistono, ma non tutti hanno tra gli azionisti un messicano di origini libanesi pronto ad investire 250 milioni di dollari per risollevare le sorti di uno dei quotidiani più famosi del mondo. Il caso è quello di Carlos Slim, magnate delle telecomunicazioni in America Latina, che avrebbe ridotto di oltre metà il debito del New York Times. E dopo averlo fatto, l’imprenditore messicano avrebbe ammesso: “Ciò che è in declino è la carta, non le notizie. Basta guardare il successo di Google. E ritengo che il Nyt stia facendo un buon lavoro in quest’era dell’informazione digitale”. Che Slim volesse suggerire, o anche solo anticipare, la soluzione per gli editori proposta da Google, che vede oggi protagoniste una quarantina di testate statunitensi? Del resto se i giornali crollano non è detto che debba crollare anche il giornalismo. Sicuramente non accadrà con Fast Flips – letteralmente, “sfoglia veloce” – il nuovissimo progetto di GoogleLabs, attraverso il quale il lettore potrà sperimentare una nuova modalità di fruizione dei contenuti dei quotidiani online. Accedendo alla pagina principale l’internauta potrà scegliere tra tante notizie in formato icona, selezionandone categoria o testata di provenienza. Cliccando sul contenuto preferito si apre una nuova finestra nella quale è possibile leggere parzialmente la notizia. Ai lati della pagina appaiono delle grosse frecce azzurre stilizzate che consentono di fare “fast flip”, ovvero di “sfogliare velocemente” i contenuti pubblicati, saltando da una testata all’altra. GoogleLabs avrebbe spiegato che nel mondo dell’editoria online è fondamentale essere rapidi per poter consultare un maggiore numero di notizie (di cui il lettore e l’internauta sono sempre “affamati”), nel minor tempo possibile (proprio perché di tempo, il lettore potrebbe averne poco). Il problema è che le home page dei giornali online sono spesso cariche di informazioni, immagini, testo, spot e banner pubblicitari. Ciò ne rallenta il caricamento anche utilizzando la banda larga e nella peggiore delle ipotesi è possibile perdere fino a 10 secondi (un’eternità se consideriamo gli standard di navigazione del web). Google Fast Flips si propone in primis di risolvere questo problema, poi di aumentare la visibilità di quelle stesse testate che già in Google News (servizio che rimarrà attivo per i non iscritti a Fast Flips) avevano guadagnato migliaia o milioni di click. Naturalmente diventare parte di Fast Flips ha un costo. Anzi, una regola: quella del “revenues sharing”, la “condivisione degli introiti” derivanti dalla pubblicità. Così, grazie agli incassi e ad un traffico mensile di otre 16 milioni di utenti, Google promette di aiutare il mondo dell’editoria online con la sola funzione di aggregatore di notizie, attraverso un’applicazione già disponibile per p.c. e smartphone (è facile prevedere che sarà presto realizzata una versione per gli e-reader). Fast Flips non sarà probabilmente la soluzione definitiva per l’editoria statunitense, ma in attesa di un metodo collaudato che consenta di far pagare le notizie sul web, il servizio di Google potrebbe diventare un sistema per accorciare la distanza dal passo decisivo: quello dei micropagamenti? Quello degli abbonamenti? (Marco Menoncello per NL)