Ne abbiamo parlato per settimane, forse addirittura per mesi, ma non è successo niente. Le indiscrezioni e i rumors che sembravano annunciare l’imminente arrivo del GPhone, lo smartphone di Google, sembrano essere state assolutamente infondate. I “rumors” intorno al mitico telefonino della società di Mountain View, che sarebbe dovuto diventare l’acerrimo rivale (se non addirittura il nemico definitivo, oltretutto più economico) dell’iPhone di Apple, sono gradualmente scomparsi, per lasciar spazio, purtroppo per poco, al sospiro di sollievo non solo di Steve Jobs, ma anche dei concorrenti degli altri operatori telefonici. Ora Google rilancia. È probabile infatti un possibile lancio di un sistema operativo, in versione open source (quindi, tra le altre cose, gratuito), per device mobili. Così la compagnia di Larry Page e Sergey Brin riuscirebbe comunque ad intrufolarsi nel mercato, incommensurabile, della telefonia mobile, in forma del tutto “free” e puntando ancora sui ricavi pubblicitari. Come? Partendo da un presupposto che, sebbene risulti piuttosto invasivo, può essere considerato decisamente efficiente: quanta attenzione umana, non indirizzata alla spesa pubblicitaria, è ancora disponibile sul pianeta terra? A quanto pare tantissima. Il televisore, per esempio, riesce infatti a colpire l’attenzione dell’utente solo in esatti momenti, in particolari fasce orarie e, soprattutto, in contesti più ristretti (la casa, l’ufficio, ecc.). Il computer lo segue a ruota: nonostante l’appellativo “personal”, l’attenzione che un individuo può dedicargli è relativamente limitata. Al contrario, il cellulare possiede almeno due caratteristiche fondamentali per garantire una maggiore “attenzione pubblicitaria”: lo stretto legame con l’utente finale (il telefonino ci segue effettivamente ovunque) e l’interattività dello stesso, che potrebbe arrivare addirittura a permettere di selezionare le preferenze pubblicitarie in base agli argomenti (un po’ come già avviene per la selezione dei temi, non solo grafici, di iGoogle, la versione personalizzata del motore di ricerca). Google vuole proseguire la sua crociata nel mercato pubblicitario e sebbene non si parli più del suo fantomatico telefonino, operatori e società annesse, sono ancora preoccupate. L’idea di creare un sistema operativo gratuito (come del resto già fatto da Mozilla Firefox), basato sui ricavi pubblicitari (questo dettaglio per Mozilla è invece inammissibile), sfruttando l’immensa riserva di attenzione umana è un idea di per sé invasiva, ma a quanto pare (e forse proprio per questo) anche incredibilmente funzionale. Il genio di Larry Page e Sergey Brin sembra ancora una volta indirizzato a quella “bulimia economica” che ha fatto crescere la società, nel giro di soli dieci anni, in maniera esponenziale. Una sola riflessione: il fine giustifica ancora i mezzi? (Marco Menoncello per NL)