Negli ultimi giorni gli utenti di Google Assistant hanno riscontrato un cambiamento significativo: la voce italiana dell’assistente digitale è cambiata. Se prima si contraddistingueva per un tono giovanile, colloquiale e rassicurante, ora suona più matura, con una cadenza più calma e un timbro più autorevole.
Questo cambiamento, se da una parte ha dato ad Assistant una maggiore professionalità, dall’altra sembra aver raffreddato il rapporto con l’utente, creando una distanza che prima non c’era. La voce dell‘Assistant, un tempo percepita come amichevole e vicina, ora evoca sensazioni di distacco, quasi di freddezza. È una scelta che sorprende, soprattutto considerando che i principali competitor di Google, come Amazon con Alexa e Apple con Siri, hanno mantenuto invariate le voci dei loro assistenti digitali, puntando ancora su una personalità più umana e accogliente. Perché, allora, Google ha deciso di cambiare rotta?
Implicazioni
E quali potrebbero essere le implicazioni a breve, medio e lungo termine di questa scelta?
L’interlocutore più proxy all’automobilista?
C’entra il fatto che Google Assistant è destinato ad essere il principale interlocutore dell’automobilista (o quantomeno il più proxy) attraverso comandi vocali, visto che Android Auto (più di Apple CarPlay) domina il cruscotto delle auto, sia per la navigazione che per la somministrazione di informazioni (meteo, luoghi, servizi) che contenuti audio (radio, podcast, catch-up)?
Un passo verso l’efficienza…
Il cambiamento di tono di Google Assistant (non sappiamo se sarà data la possibilità di tornare alla precedente) sembra voler sottolineare una maggiore maturità tecnologica. Una voce più autorevole potrebbe trasmettere affidabilità e competenza, due qualità fondamentali in un’epoca in cui la tecnologia sta diventando sempre più parte integrante della nostra vita quotidiana.
…o verso la distanza?
Tuttavia, è possibile che questa scelta sia stata percepita come un passo indietro nella costruzione di un rapporto empatico con l’utente. La voce precedente, più familiare e calorosa, contribuiva a creare un legame quasi personale con il dispositivo. Ora, quel legame sembra essersi affievolito.
Possibili motivazioni
Una delle possibili motivazioni dietro questa scelta potrebbe essere legata all’evoluzione stessa della tecnologia. Gli assistenti vocali stanno diventando strumenti sempre più sofisticati e complessi, integrati in una vasta gamma di dispositivi e utilizzati per compiti di crescente importanza: dall’organizzazione della vita quotidiana alla gestione di attività professionali.
Serietà & autorevolezza
Una voce più seria e autorevole potrebbe essere considerata più appropriata per compiti di natura professionale o tecnica.
Percezione umana
Tuttavia, viene da chiedersi se Google non abbia trascurato (improbabile) un elemento chiave: la percezione umana. In un mondo dove la tecnologia è onnipresente, le persone sembrano ancora preferire interfacce che facciano sentire l’utente a proprio agio, quasi fossero relazioni più che strumenti freddi, come dimostra, viceversa, la percezione amichevole di Alexa, l’assistente vocale dei dispositivi Echo di Amazon.
Un cambiamento necessario?
E a proposito di Alexa, mentre Google ha compiuto questo passo, è interessante notare che Amazon (che però ha una presenza insignificante in auto, non disponendo di un sistema integrato come Android Auto o CarPlay) ed Apple hanno deciso di mantenere (almeno per ora) inalterate le voci dei loro assistenti digitali.
I competitor
Entrambi i competitor sembrano avere compreso che una connessione empatica con l’utente è parte integrante del successo degli assistenti vocali. Alexa e Siri, con le loro voci calde e amichevoli, rimangono percepiti come assistenti personali piuttosto che semplici strumenti.
Mossa audace, ma rischiosa?
Il cambiamento di Google potrebbe dunque essere visto come una mossa audace ma rischiosa. In un’epoca in cui le interazioni con la tecnologia stanno diventando sempre più frequenti, una voce troppo distante potrebbe compromettere il senso di familiarità che è stato uno dei punti di forza degli assistenti vocali sin dal loro esordio.
Il futuro della voce e delle abitudini
Una possibile spiegazione del cambiamento deciso da Google potrebbe essere legata a un tentativo di anticipare un’evoluzione delle abitudini degli utenti.
Umanizzazione non necessaria
Man mano che gli assistenti digitali diventano più presenti nelle nostre vite, gli utenti potrebbero essere più interessati a un’interazione funzionale ed efficiente piuttosto che a una relazione “umanizzata”.
Occhio ai rischi
Tuttavia, questa ipotesi non è priva di rischi. Se è vero che la tecnologia deve rispondere in modo rapido e preciso alle esigenze degli utenti, è altrettanto vero che un’interazione più umana, mediata da una voce empatica, potrebbe essere un valore aggiunto che non andrebbe sottovalutato.
Test?
Inoltre, il cambiamento di Google potrebbe anche rappresentare un esperimento: testare come reagiscono gli utenti e, nel caso, apportare ulteriori modifiche alla modulazione della voce nel tempo.
Capacità di adattamento
Del resto, lo sviluppo degli assistenti vocali è tutt’altro che statico, e la capacità di adattarsi alle preferenze e alle abitudini degli utenti sarà cruciale per rimanere competitivi in un mercato in continua evoluzione.
Impatto sul mercato
Il cambio di voce di Google Assistant potrebbe anche avere ripercussioni nel mercato degli assistenti vocali. Se gli utenti dovessero percepire una perdita di empatia o un eccessivo distacco, potrebbero rivolgersi verso alternative come Alexa o Siri, che mantengono un tono più familiare e accogliente.
Gli OTT stanno a guardare
Al contrario, se la mossa di Google si rivelasse azzeccata, potrebbe spingere anche altri player del mercato a rivedere le loro strategie vocali, puntando su una maggiore autorevolezza.
Chi ascolterà, vedrà
In conclusione, il cambiamento della voce di Google Assistant è una mossa che riflette l’evoluzione della tecnologia e delle abitudini degli utenti, ma al tempo stesso solleva interrogativi sulla direzione che gli assistenti vocali stanno prendendo.
La sfida
La sfida per Google sarà quella di bilanciare l’efficienza e la professionalità con un’interazione che non perda la sua fondamentale componente umana, un equilibrio che potrebbe essere decisivo per il futuro degli assistenti digitali.