Volete sapere come infliggere a Google una pena milionaria? Basta cliccare sul tasto giusto. Secondo il titolare di una società, che si occupa di determinare il valore aggiunto indotto dalla pubblicità immobiliare sui siti web, l’opzione “Mi sento fortunato” (“I’m feeling lucky” nella versione anglofona) dell’omonimo tasto, collocato sotto la barra del noto motore di ricerca, provocherebbe danni economici stimati intorno a 110 milioni di dollari all’anno. La perdita deriverebbe dal fatto che, cliccando il tasto in questione, l’utente sarebbe indirizzato immediatamente al primo sito della lista verso la quale sarebbe destinata la sua ricerca. Questa operazione, se pur funzionale al risparmio di tempo, non permette però di visualizzare risultati alternativi ed eventuali spot pubblicitari, causando ingenti perdite economiche ai diretti interessati. Gli stessi Larry Page e Sergej Brin ammettono che il tasto “Mi sento fortunato”, nato nel 1998 in seguito ad una scelta di mercato piuttosto ambiziosa, oltre ad arrecare danni particolarmente onerosi alla società californiana, non è poi così diffuso e utilizzato. Sarebbero addirittura loro i primi a non sfruttare questo vantaggio. Ma gli svantaggi economici discussi sembra che possano rimanere in qualche modo giustificati da quella che è stata dichiarata la filosofia aziendale della società di Mountain View: secondo la signora Mayer, vicepresidente di Google, la valenza sociale del bottone della maschera di ricerca è nettamente superiore alle perdite accusate. Un modo come un altro per suggerire che la società sceglie di non apparire troppo concentrata sul profitto e, al contrario, preferisce sottolineare l’ampio interesse anche per altri settori. Ne è esempio il portale google.org, l’anima verde e sociale di Google. (Marco Menoncello per NL)