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La Guardia di Finanza ha perquisito, per ordine della procura di Napoli, la redazione del settimanale l’Espresso, a Roma e le case di tre giornalisti. La perquisizione sarebbe motivata dalla ricerca di prove sui responsabili di presunte fughe di notizie relative all’inchiesta con il titolo “Gomorra al Nord” pubblicata sul numero in edicola da Giuliano Di Feo ed Emiliano Fittipaldi. Per i due giornalisti è la seconda perquisizione a distanza di una settimana (la prima era già avvenuta dopo la pubblicazione nel numero precedente del settimanale di un servizio di copertina sui rifiuti a Napoli dal titolo (“Cosi’ ho avvelenato Napoli”)
Le Fiamme gialle sono arrivate anche a casa di Claudio Pappaianni, collaboratore dell’Espresso che non ha firmato tra l’altro nessun articolo dell’inchiesta. A quanto risulta, sono stati sequestrati il pc dell’abitazione e il computer portatile utilizzati dallo stesso Pappaianni.
In una nota la direzione del settimanale parla “di una seconda pesantissima azione di intimidazione da parte della procura di Napoli” assicurando ai lettori “che il settimanale continuerà nella sua opera di puntuale informazione e denuncia e che non si farà intimidire da spettacolari e gravi iniziative della magistratura tese a limitare la libertà di informazione”.Molto critico anche il cdr del settimanale. “Nelle perquisizioni di oggi, offensivi per il lavoro dei nostri colleghi sono apparsi i modi con cui l’intervento della Guardia di Finanza è stato effettuato. Gli agenti, che hanno sequestrato i computer di Di Feo e Fittipaldi, si sono presentati in redazione di sabato, un giorno dopo l’uscita in edicola. Ci chiediamo se il ritardo non sia legato all’obiettivo di trovare gli uffici sguarniti per poter operare con mani più libere. Alla luce di queste considerazioni, ci domandiamo se anche in Italia abbiano valore le sentenze europee che tutelano la libertà di stampa. E invitiamo le istituzioni che credono nei valori democratici, a partire dal Presidente della Repubblica, a difendere l’esercizio del diritto di cronaca”.
Solidarietà al settimanale è arrivata anche segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, che parla di una “azione invasiva grave e sconcertante”. “La gravità e lo sconcerto – continua Siddi – è data anche dal fatto che la perquisizione avviene a redazione chiusa in assenza dei colleghi nei confronti dei quali è condotta l’indagine. C’è da chiedersi cosa valgano le ripetute sentenze della corte di Cassazione che hanno giudicato illegittime azioni di questo tipo in quanto arrecano potenziali e reali limitazioni alla libertà di stampa”.’
(da www.repubblica.it)
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica:
“E’ davvero sconcertante, ed a questo punto intollerabile, che nuovamente la magistratura, con un’azione grave ed invasiva, sia ritornata a perquisire le abitazioni dei colleghi Giuliano Di Feo, Emiliano Fittipaldi, del collaboratore di Napoli Claudio Pappaianni (alla cui moglie sono stati sottratti anche effetti personali) e la redazione de L’Espresso. Ad appena una settimana dalla precedente, clamorosa e spettacolare, azione dei magistrati si ritorna a cercare prove su presunte fughe di notizie relativa all’inchiesta del settimanale su espansioni camorristiche al nord. Non solo è sconcertante la ripetuta azione di perquisizione nei confronti della stessa redazione e degli stessi colleghi ma suona quasi come una beffa, in relazione alle motivazioni e alla stessa discussione che proprio ieri sera la Fnsi, con il Presidente Roberto Natale ed il Segretario generale Franco Siddi, l’Ordine nazionale con il Presidente Lorenzo Del Boca ed il Segretario Enzo Jacopino e il Presidente dell’Unci, Guido Columba, hanno avuto con il Senatore Nicola Mancino Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Pur non essendoci ovviamente relazione con i fatti odierni, i temi sul tavolo erano appunto le continue lacerazioni dei rapporti tra una parte della magistratura ed i giornalisti in particolar modo evidenziati dalle continue, quanto a nostro avviso inutili, perquisizioni a danno di colleghi e redazioni. Al Vicepresidente del Csm la delegazione dei giornalisti italiani aveva espresso la propria preoccupazione per il deterioramento dei rapporti tra alcune procure e quindi tra due funzioni costituzionalmente riconosciute e che vanno tutelate nella loro dignità ed autonomia. Il numero e la frequenza degli atti, che sembrano più volti ad intimidire che a trovare prove utili alle indagini della magistratura, hanno creato la necessità dell’incontro con il senatore Mancino che in più di ogni occasione ha sostenuto il principio che se il giornalista ha una notizia ha il dovere di pubblicarla. La delegazione dei giornalisti nell’incontro di ieri sera ha sostenuto la necessità e la propria volontà di riportare serenità ed equilibrio tra magistratura ed informazione magari attraverso la formulazione di una sorta di attività di indirizzo da parte del Csm, anche forti della recente sentenza della Corte di cassazione che ha giudicato illegittime queste perquisizioni. Certo quello che è accaduto questa mattina all’alba nei confronti dei tre colleghi de L’Espresso non sembra andare nella direzione perseguita dai giornalisti anche perché ci pare francamente stridente il fatto che mentre in Campania si fa mattanza di persone e la criminalità dilaga, la magistratura distolga forze di polizia ai veri problemi per, ripetiamo, inutili prove di forza e spettacolari e pletoriche perquisizioni. Su questi temi il Segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, ha avuto questa mattina un lungo colloquio telefonico riservato anche con il presidente dell’Associazione Magistrati, Luca Palamara”.