In Italia si definisce dieta mediatica l’insieme dei mezzi di comunicazione che un individuo o un gruppo di individui utilizza abitualmente. Colui che ha coniato questo termine probabilmente non poteva sapere che gli italiani lo avrebbero preso alla lettera: rispetto all’utilizzo dei media, infatti, gli italiani si sono davvero messi a dieta. Generalizzare, si sa, è sempre un errore, ma in questo caso i dati parlano chiaro: secondo il sesto rapporto Censis/Ucsi sui menù di comunicazione di cinque paesi europei (oltre all’Italia, Spagna, Gran Bretagna, Germania, Francia) l’Italia non solo si trova in coda in quanto ad utilizzo di new media, ma il gap che la separa dagli altri Paesi è davvero consistente e non tende a ridursi con il tempo. Il rapporto presentato ieri a Perugia in occasione dell’inaugurazione del primo Festival internazionale del giornalismo parla di un Paese, l’Italia, dove televisione, cellulare e, in misura minore, la radio continuano a farla da padroni, nonostante il progresso stia fagocitando quasi dappertutto i mezzi di fruizione passiva, a favore di quelli interattivi. Da noi il 28,2% del campione Censis fa parte dei cosiddetti “pre-moderni”, ossia coloro per cui internet, ma anche i mezzi a stampa sono un tabù (utilizzano solo tv, cellulare e, in parte, radio): in Gran Bretagna sono l’8,5%, in Germania l’8,8%, in Francia il 19,2% e, mal comune (quasi) mezzo gaudio, in Spagna il 24,9%. I “moderni”, invece, quelli che vengono considerati gli italiani-francesi-inglesi-spagnoli-tedeschi medi (utilizzano i mezzi sopraccitati con l’aggiunta dei mezzi a stampa), sono il 42,8% in Italia, in linea con le medie degli altri Paesi (37% in Spagna; 43,8% in Francia; 49,4% in Germania; 39,6% in Gran Bretagna). Occorre riflettere attentamente per quel che concerne il gruppo dei “post-moderni”, vale a dire i cittadini la cui dieta prevede media tradizionali per primo piatto ed una consistente abbuffata di internet per secondo: in Italia sono solamente il 23,2% del campione, la Francia ci supera di soli cinque punti percentuali, la Spagna di dieci, ma i dati di Germania e Gran Bretagna ci umiliano (37,3 tedeschi e 46,4 britannici su cento tra pochi anni ci faranno sentire nel paleolitico). Infatti, la notizia tragica è che i giovani da noi sono indietro anni luce dai giovani di questi paesi, allo stesso modo in cui lo sono gli adulti, e questo non è certo un buon segno per il futuro. Sembra che gran parte della nostra new generation si accontenti di buttarsi per ore davanti alla televisione, mandare sms tutto il giorno ed ascoltare la radio saltuariamente. Qui la generalizzazione è forse un po’ azzardata (poco meno del 50% fortunatamente naviga regolarmente in rete, ma in Germania sono il 60%, in Gran Bretagna il 65%!), ma serve a dare uno scossone a quella che domani sarà la classe dirigente del Paese, perché il nostro non continui ad essere conosciuto solo per la mafia, la pizza, gli spaghetti e il mandolino, ma si allinei una volta per tutte agli standard dei Paesi più avanzati. Sarebbe uno schiaffo morale consistente per tutti i detrattori del nostro bellissimo Paese. (Giuseppe Colucci per NL)