Un anno e mezzo fa circa, durante un’audizione in Parlamento, il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, aveva esposto le sue considerazioni circa la scarsa influenza della rete sugli orientamenti elettorali dei cittadini italiani.
Il principale e più influente medium di informazione, per la stragrande maggioranza della popolazione del nostro paese, era ancora la TV. Ancora e sempre, verrebbe da dire, apprendendo ora di uno studio dell’Università di Urbino che si concentra sulle fonti informative più diffuse in Italia: la televisione sta al 90,8% (prima), internet al 51% (ultima). Peraltro non si dispone di dati analoghi da confrontare per gli anni precedenti, per cui non è possibile apprezzare o quantificare il trend evolutivo della dieta informativa degli italiani. La ricerca infatti si concentra più che altro su un raffronto tra la realtà del nostro paese e quella degli USA, prendendo a modello un sondaggio analogo effettuato da Pew Research Center alla fine del 2009. Il dato importante che emerge è la tendenza a servirsi di più di una fonte di informazione, secondo un modello che non abbandona i media tradizionali ma ne integra i messaggi con quelli provenienti dalla rete. Significativo per il nostro paese è anche la misura della fiducia che i consumatori di news ripongono in generale nei mezzi di comunicazione. Risulta infatti che gli “online news consumer”, ovvero coloro che si servono in maggior misura della rete per informarsi, sono molto più diffidenti nei confronti dei media tradizionali, come TV e stampa, e attribuiscono all’informazione in rete una grande capacità di influenzare le opinioni. In altre parole chi va su internet per informarsi sembra riscontrarvi una maggiore quantità e qualità di notizie, e grazie a questa “scoperta” è portato a rivalutare e a guardare in modo più distaccato e critico ciò che viene proposto dagli altri mezzi di comunicazione. Il tanto decantato pluralismo dell’informazione passa oggi più che mai dalla rete, dunque? E’ sicuramente positiva la moltiplicazione delle fonti, posto che ai diversi media non faccia capo il medesimo soggetto (e nella situazione italiana, rete a parte, ci avviciniamo molto al monopolio). Resta tuttavia irrisolto il problema dell’autorevolezza e credibilità dell’informazione sul web, che non a caso negli USA (dove ormai internet sta surclassando ogni altro medium) è fonte di incessante dibattito. Dalla stessa ricerca emerge infatti che la maggior parte degli consumatori di notizie online si informa tramite aggregatori o portali appartenenti a determinati soggetti “over the top” (l’immancabile Google, ma anche Libero o altri), o addirittura di pagine Facebook. Se quindi è auspicabile che internet possa contribuire a rendere più consapevoli e informati gli italiani, rompendo l’ingessatura del “focolare televisivo”, ci si dovrà prima o poi anche porre il problema di “chi sta dietro alla rete”, in modo che non si passi acriticamente da “l’ho visto in TV” a “l’ho letto su internet”. (E.D. per NL)