Erano imputati di favoreggiamento, per non aver rivelato l’identità della “fonte confidenziale” che fornì a entrambi delle notizie, ritenute riservate, sulle indagini in corso per l’omicidio di Carmelo Governale, ambulante di Piazza Armerina, ucciso il 20 ottobre 2007.
Il Tribunale di Enna ha assolto con formula piena i giornalisti Josè Trovato e Giulia Martorana. La sentenza, emessa il 15 marzo scorso dal giudice di Enna Giovanni Milano, ha accolto pienamente le tesi difensive, sostenute dagli avvocati Salvatore Timpanaro e Alberto Sbacchi, per Trovato, e Gianfranco D’Alessandro per Martorana. Per entrambi, in udienza, il Pm aveva chiesto 4 mesi di reclusione. Quando i carabinieri e il sostituto procuratore Marcello Cozzolino li avevano interrogati, ai due giornalisti – che avevano fornito notizie di interesse pubblico, tra cui l’identificazione dei resti della vittima – non era stato riconosciuto il diritto di avvalersi del “segreto professionale”, in quanto giornalisti pubblicisti e non professionisti; benché avessero entrambi espresso agli inquirenti la propria ferma intenzione di mantenere riservata l’identità della propria fonte confidenziale (Trovato, in una memoria difensiva, scrisse che per lui, la riservatezza delle fonti, era una “questione d’onore”). Nonostante questo, la Procura tirò dritto e emise per entrambi un decreto di citazione a giudizio. Adesso il processo si chiude con l’assoluzione piena. “Con viva soddisfazione prendiamo atto dell’assoluzione con la formula più piena “perché il fatto non sussiste”. Il giornalista – scrive l’avvocato Salvatore Timpanaro – non ha, quindi, commesso alcun favoreggiamento personale né ha pubblicato atti giudiziari coperti dal segreto. Il processo ha trovato la sua origine nell’arcaicità della nostra legislazione penale che riconosce la tutela della riservatezza delle fonti giornalistiche esclusivamente ai giornalisti professionisti e non anche ai pubblicisti. La differenza di disciplina è affatto irragionevole e sul punto abbiamo sollevato una questione di legittimità costituzionale”. Josè Trovato, che nel frattempo si è iscritto nell’elenco dei giornalisti professionisti, esprime gioia per la sentenza, ma sottolinea: “Per un tema delicato come il segreto professionale è assurdo che la legge non ritenga eguali giornalisti pubblicisti e professionisti. La legislazione italiana deve adeguarsi alla normativa europea e al buon senso, e cancellare la parola “professionisti” dall’articolo 200 del codice di procedura penale”. (Assostampa)