Giornalisti – Riforma della legge istitutiva e modifica del disegno di legge sulle intercettazioni

Occorrerà prevedere anche per i pubblicisti un preciso percorso formativo


“Accesso alla professione: occorre dare attuazione alla direttiva europea che richiede, per le professioni regolamentate, il requisito della laurea triennale. Ad essa va aggiunto, nella forma di master, un corso biennale in cui svolgere il praticantato giornalistico”.

Roma, 30 ottobre 2006. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, riunito per elaborare le linee di una radicale riforma della legge istitutiva del 1963, respinge l’ipotesi, contenuta nel disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, di affidare al Garante della privacy il potere, non previsto dal decreto legislativo n. 196/2003, di irrogare ai giornalisti pesanti sanzioni pecuniarie (fino a 60 mila euro). L’adozione di una tale norma affiderebbe ad un’Autorità di nomina politica un potere sanzionatorio nei confronti dei giornalisti che farebbe venir meno il principio dell’autogoverno nel perseguimento del rispetto della deontologia, senza il quale un Ordine professionale non avrebbe ragione di esistere. L’Ordine dei giornalisti chiederà di essere ascoltato dalla commissione Giustizia della Camera dei deputati, al cui esame in sede referente è affidato il disegno di legge.

L’Ordine dei giornalisti chiede da anni al Parlamento di riformare la legge istitutiva in maniera da farla risultare più rispondente alla realtà di una professione che negli ultimi quarant’anni ha subito trasformazioni profonde e inimmaginabili per il legislatore del 1963. In tema di deontologia, al fine di poterla applicare in forma più rapida e incisiva, si rendono necessarie norme che consentano un’accelerazione del procedimento disciplinare, così come è opportuna la creazione di una sezione disciplinare del Consiglio nazionale con poteri deliberativi, almeno per le sanzioni meno gravi. Si rende inoltre necessaria una modifica dei meccanismi elettorali. Nel 1963 i giornalisti erano poche migliaia e il Consiglio nazionale risultava composto da non più di 40 persone. Oggi i giornalisti sono quasi 90 mila, i consiglieri nazionali sono 128 e crescono in rapporto al numero degli iscritti.

L’altro tema su cui si chiede al Parlamento di intervenire riguarda l’accesso alla professione. Se si vogliono giornalisti preparati, in grado di fornire un’informazione corretta, occorre dare attuazione alla direttiva europea che richiede, per le professioni regolamentate, il requisito della laurea triennale. Ad essa va aggiunto, nella forma di master, un corso biennale in cui svolgere il tirocinio. Occorrerà prevedere anche per i pubblicisti un preciso percorso formativo. Norme transitorie dovranno consentire l’accesso all’esame di Stato a tutti coloro che da anni svolgono attività come giornalisti di fatto senza poter essere iscritti all’Ordine. Sono tutte misure coerenti con un criterio di liberalizzazione delle professioni.

Al contrario di quanto chiedono da anni gli editori, l’Ordine dei giornalisti non va abolito. Va riformato profondamente per poter rispondere alle attese dei cittadini e dei suoi iscritti.

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