di Franco Abruzzo – presidente OdG Mi
Milano, 2 settembre 2006. L’Inpgi esiste, dopo la riforma propiziata dal dlgs 509/1994, perché è espressione previdenziale di una categoria professionale – quella dei giornalisti – organizzata dal Parlamento con l’Ordine e l’Albo. Se dovesse cadere l’Ordine, l’Inpgi verrebbe automaticamente chiuso con il passaggio degli iscritti e dei beni dell’ente all’Inps. L’autorevole collega Riccardo Sabbatini del “Sole 24 ore” (che è sindaco dell’Inpgi da diversi anni), con uno scritto del 2001 opportunamente ripescato, ha spiegato, in maniera chiara e limpida (vedi il testo in www.odg.mi.it/docview.asp?DID=2495), le degenerazioni dell’Istituto, per quanto riguarda l’Inpgi/2: “.L’obbligo di contribuzione, secondo le interpretazioni successive date alla legge originaria, non coinvolge soltanto i pubblicisti che hanno un lavoro autonomo ma anche professionisti con collaborazioni autonome (indipendentemente dalla loro entità). Questi hanno già due coperture pensionistiche, quella di base dell’Inpgi ed il fondo complementare di categoria gestito dalla Fnsi. Con una terza coperta pensionistica non starebbero più al caldo. Semplicemente soffocherebbero”. Sabbatini non è persona che cambia opinione a distanza di 5 anni. Anzi ritiene quell’articolo del 2001 ancora attuale.
E’ ampio il contenzioso tra iscritti e Inpgi2 in tema di trattamenti relativi a prestazioni giornalistiche occasionali, a prestazioni retribuite con somme annue fina a 5mila euro, alla cessione dei diritti (legittima, secondo l’Istituto, soltanto fino al 2000 e non successivamente), ai versamenti relativi all’anno 1996, all’emissione di cartelle esattoriali per somme già pagate o per contributi previdenziali ormai decaduti per intervenuta prescrizione quinquennale. Su tali argomenti “Tabloid” e il sito dell’OgL hanno ospitato numerosi articoli non solo del presidete dell’OgL.
Il presidente dell’OgL ha sviluppata una battaglia tosta per cambiare gli “usi” e le “interpretazioni” dell’Inpgi, che, forte di alcune circolari ministeriali, pretende di stravolgere le leggi. Le circolari, però, non cambiano le leggi. Una considerazione, questa, ovvia e banale, ma non nella sede dell’ente. Eppure il direttore generale dell’Istituto, Antonio Tortora, è avvocato, mentre il Ministero del Lavoro e Palazzo Chigi sono rappresentati nel Consiglio d’amministrazione da avvocati (Maurizio Bernasconi e Salvatore Lo Giudice). Eppure il Comitato Amministratore della Gestione previdenziale separata dell’Inpgi ha deliberato di agire in sede civile contro il presidente dell’OgL e l’OgL, pur a conoscenza che l’articolo del 21 giugno, apparso nel sito d ell’OgL, è stato prodotto dall’ufficio di consulenza legale dell’Ordine (leggi il testo in www.odg.mi.it/docview.asp?DID=2482). E’ un articolo tecnico, che illustra diversi ipotesi di scuola, preceduto da altri tre articoli in tema di prescrizione dei contributi dovuti all’Inpgi/2 (che si possono leggere alla voce Inpgi2 del’area documenti del sito). Il Comitato ha inteso così difendere la dirigente dell’Inpgi , Giuseppina Cappa, notissima tra gli iscritti alla gestione separata, perché firma le lettere con le quali intima il pagamento dei contributi. La Cappa è ovviamente una stretta collaboratrice dell’avvocato Tortora.
Cescutti, Tortora e la signora Cappa sono personaggi pubblici. Questi personaggi sono da considerare sempre sotto i riflettori secondo questa massima giurisprudenziale: “Chi ha scelto la notorietà come dimensione esistenziale del proprio agire, si presume abbia rinunciato a quella parte del proprio diritto alla riservatezza direttamente correlata alla sua dimensione pubblica” (Tribunale di Roma, 13 febbraio 1992, in Dir. Famiglia, 1994, I, 170, n. Dogliotti, Weiss). Chi ha deciso di “apparire” ha, comunque, una sfera di salvaguardia molto più limitata rispetto all’uomo della strada. Le nuove regole sembrano ispirate dal concetto americano di “etica pubblica”, riservando “un’attenuata riservatezza per i personaggi politici e i pubblici funzionari sui quali il cittadino ha sempre diritto di essere informato”. In dottrina si ritiene, infatti, che l’ese rcizio del “diritto di cronaca può essere tanto più penetrante quanto più elevata sia la posizione pubblica della persona nelle istituzioni, nel mondo politico, in quello economico o scientifico, nella collettività, per il riflesso che le sue condotte anche private possono assumere sulla sua dimensione pubblica” (M. Polvani, La diffamazione a mezzo stampa, Cedam, Padova 1995, 108).
Il presidente dell’OgL ha diritto di chiedere la riforma dell’Inpgi2 sollecitando in maniera forte il rispetto del principio costituzionale dell’uguaglianza di trattamento tra i cittadini (iscritti all’Inps e all’Inpgi)? Dice il comma 2 dell’articolo 3 della Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Questo comma apre un fronte vasto di diritti individuali e collettivi di partecipazione alla vita della Nazione (anche con l’arma dello sciopero politico secondo una sentenza del 1974 della Consulta). Il presidente dell’OgL si è rivolto in passato al Parlamento (e lo farà ancora), chiedendo interventi legislativi in materia previdenziale. L’articolo 50 della Costituzione dice: “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”. L’Inpgi in passato e di recente ha chiesto indirettamente e “di fatto” al ministro della Giustizia di far tacere il presidente dell’OgL. L’articolo 50 è collocato in quella parte della Costituzione (Titolo IV-Rapporti politici) che garantisce il godimento dei diritti politici. Il diritto costituzionale di partecipare al dibattito sui temi cruciali della politica eco nomico-sociale del nostro Paese (e anche di una categoria professionale) non può essere criminalizzato. Il dibattito è libero e non può essere limitato da un rinnovato centralismo democratico di bulgara memoria. I vertici dell’Inpgi devono capire che hanno imboccato la via della repressione e dello scontro perenne.
Frattanto i colleghi CONTINUANO a scrivere via internet all’Ordine di Milano e al suo presidente. Ecco un grappolo di lettere interessanti:
Gestione separata dell’Inpgi.
Anche i giornalisti pensionati pagano l’Inpgi 2
Ho letto con rinnovato interesse il lucido intervento di Sabatini di 5 anni fa a proposito dell’Inpgi 2. In quell’articolo mancava però un’altra perla relativa alle conseguenze di questa strampalata legge e della ancor più strampalata applicazione che ne fa l’Inpgi: il fatto che tra coloro che debbono pagare i contributi nonché il contributo maternità sono inseriti anche i pensionati(sic!) dell’Inpgi, solo perché iscritti all’Albo.
Per quanto cerchi di sforzarmi per capire la ratio di tale contribuzione non riesco proprio a trovarne alcuna se non, forse, la voglia dell’Inpgi di fare “cassa” con le entrate per i costi di gestione. E poi sono curioso di vedere se la signora Cappa, deus ex machina dell’Inpgi 2, allo scoccare dei miei 65 anni, sarà così pronta a “rimborsarmi” i contributi versati detratte le spese, quanto è pronta a chiedere soldi, documentazioni e arretrati con le sue circolari intimidatorie!
Tenete presente che a quanto mi risulta, se un pensionato di anzianità Inpgi 1 con 36 anni di contributi e quindi escluso dalla possibilità di cumulo totale di eventuali redditi autonomi, supera
il limite dei 9 mila euro e rotti l’anno, gli decurteranno la pensione ma l’Inpgi 2 esige lo stesso il pagamento dei contributi su tuttta la somma percepita: quindi, cornuti e mazziati.
Ma al Ministero del Lavoro, pur essendo cambiato il colore del titolare, non sembra se ne accorgano: i burocrati privi di buon senso che predono le decisioni, infatti, sono sempre gli stessi!
Cordiali saluti
Gianfranco Pierucci
Pensionato Inpgi obbligato all’Inpgi 2
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Una pensione di 70 euro all’anno
Mercoledì 30 agosto 2006
From: [email protected]
A 65 anni avevo maturato un accantonamento di gestione separata da 2.800,00 ?. Niente restituzione ma solo una pensione annua di 70,00 ?. Viva! Teddi Stafuzza
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La disavventura di una collega
del “Gazzettino (per 2.200 euro):
“.mi arriva nella casa nuova la
comunicazione che è stato effettuato
il fermo della mia auto e che è
stata iscritta ipoteca sulla mia casa..”.
From: [email protected]
Martedì 29 agosto 2006 20.51
Vi comunico solo quanto mi è appena capitato. ho cambiato casa da poco e la Posta ha rimandato le missive al mittente quanto arrivava nella casa precedente (o forse è posta che andava ancora nelle precedenti redazioni che non mi è arrivata) . Questo perché non ho attivato il servizio “Seguimi”, a pagamento, che nessuno mi aveva detto esistere (presumo non lo sappiate nemmeno voi). Comunque, un mese fa circa mi arriva nella casa nuova la comunicazione che è stato effettuato il fermo della mia auto e che è stata iscritta ipoteca sulla mia casa. Mi viene il panico: vado, pago, Cos’era ? Milleduecento euro della gestione previdenziale separata Inpgi!!!! Oltre ai milleduecento ho pagato quasi mille euro per l’ipoteca messa e tolta e per il fermo auto, messo e revocato . Se mi fosse accaduto un incidente con l’auto nel periodo tra il provvedimento e la notific a, l’assicurazione non avrebbe pagato. Non ho mai fatto collaborazioni di alcun tipo: solo, per pochi anni, ci facevano chiudere a Mestre in sede centrale delle pagine di pubblicità, accreditandoci delle piccole cifre. Avevo pagato la gestione separta finchè l’ho saputo, mancavano mi pare due anni, con pagamenti nei miei confronti, mi sembra, di tre o quattro milioni in totale. Ora ho buttato via oltre duemila euro. Una telefonata prima di agire così era pretendere troppo?
Mah.
Nota/L’Inpgi2 avrebbe potuto trattenerti la somma direttamente dallo stipendio, evitando ipoteca e altro.
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“Comunicazioni dai toni neanche
troppo velatamente minacciosi”.
Venerdì 21 luglòio 2006 8.41
Egregio Dott. Abruzzo,
mi unisco al coro con lo stupore e l’indignazione di quanti si sono visti recapitare cartelle esattoriali, accompagnate da comunicazioni dai toni neanche troppo velatamente minacciosi.
Sono iscritta dal ’88 all’ordine dei giornalisti, elenco pubblicisti, della Lombardia. Dopo anni di precariato vario, nel ’98 sono stata assunta da un’azienda privata, dove svolgo lavoro di tipo giornalistico, non riconosciuto contrattualmente come tale. Sono quindi regolarmente iscritta all’INPS. Nel ’99 ho collaborato con una testata settimanale per un totale lordo di circa 1200 ?. Per questo misero guadagno l’INPGI 2 mi ha perseguitato perché io pagassi circa 300 ? di contributi per la tutela pensionistica (QUALE????). Ho scritto nel 2004 spiegando la mia posizione, ma non ho mai ottenuto risposta. Di fronte all’ultima perentoria missiva ho telefonato a Roma. Un impiegato altrettanto inflessibile e lievemente sec cato, mi ha risposto che avrei dovuto pagare perché la legge così stabilisce. Non conta il fatto che quello è stato l’ultimo guadagno da free lance della mia vita. Non conta il fatto che quanto versato sarebbe stato il corrispondente di un vuoto a perdere. Soldi buttati al vento. “Eh, no – ha replicato quasi esultando – “nel caso in cui lei non dovesse raggiungere i cinque anni di contribuzione, potrà riavere indietro quanto versato per la gestione separata al compimento dei 60 anni (fra circa 20 anni) “. Non si può non gioire di fronte alla lieta notizia. Ho dimenticato però di chiedere cosa accadrebbe in caso di una mia prematura scomparsa…In questi giorni di caldo africano è impossibile non sentirsi oppressi .
Dimenticavo di dirle che ho pagato quanto dovuto (?).
Con i miei più cordiali saluti.
Alida Feltri
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Gestione principale dell’Inpgi
“Sono assolutamente punitive
le norme Inpgi sul cumulo
tra pensione e redditi da lavoro”
Da: gianpierucci@libero. it>
A: “segreteriapresidenza”
Data invio: giovedì 31 agosto 2006 11.15
Allega: cescutti.doc
Oggetto: x conoscenza
Caro Presidente,
ti invio per conoscenza la lettera che ho inviato a Cescutti in relazione ai suoi articoli su Giornalisti n. 4 pervenutomi in questi giorni.
Cordialità
Gianfranco Pierucci
Caro Direttore,
ho letto con interesse, a pagina 44 dell’ultimo numero di “Giornalisti” (settembre-ottobre), un intervento che presumo scritto da Gabriele Cescutti (essendo siglato G.C.) in cui si riporta il commento a una sentenza della Cassazione in tema di diritto all’autonomia dell’istituto “anche per cumulo, sanzioni e condoni”.
Poiché all’argomento cumulo sono molto interessato – e sono tra quei colleghi che non solo è polemico ma che ritiene assolutamente punitive le norme Inpgi sul cumulo tra pensione e redditi da lavoro – sono andato subito a “scoprire” le argomentazioni della Cassazione.
Ebbene leggo che la sentenza affronta “sia pure di riflesso” il problema, e che di fatto si limita ad una conferma di dettami legislativi che non vengono contestati da molti in quanto tali, ma perché quelle disposizioni di legge appaiono nettamente in contrasto con certe “piccole” regole dettate dalla Carta Costituzionale e che riguardano, solo per citarne due di “scarsissimo interesse sociale”, il diritto al lavoro e l’eguaglianza di ogni cittadino di fronte alla legge. La Corte Costituzionale queste cose le ha già dette a proposito di altri Istituti Previdenziali autonomi, ma l’autore dell’articolo si guarda bene dal farne menzione. Inoltre il Presidente Inpgi dovrebbe spiegarmi (e qui mi ricollego anche all’articolo di Iselli a pagina 29, oltre a quello trionfalistico dello stesso Cescutti sul bilancio a pagina 40) perché l’Inpgi, o meglio i suoi organi dirigenti, vantando dei risultati così altisonanti di bilancio non si ponga il problema di rivedere certi suoi atteggiamenti aprioristici e un po’ demagogici da primi della classe. Mi sembra di ricordare che quando si trattò di applicare il bonus per trattenere al lavoro i colleghi che stavano maturando il diritto alla pensione di anzianità, il presidente Cescutti tuonò che non era possibile, che così si sarebbe distrutto l’Istituto. Poi il bonus è stato attuato, dopo che illustri consulenti dell’Inpgi hanno completamente ribaltato le loro previsioni e i loro conti. E mi piacerebbe sapere se Cescutti ha avuto dal suo Ufficio Studi qualche stima di quali vantaggi per l’Istituto ha avuto l’applicazione di quella regola.
Caro Direttore, in attesa di una risposta, ti saluto cordialmente
Gianfranco Pierucci – Milano