Giornalisti: Davide Mattellini (ex direttore della “Voce di Mantova”) sospeso per due mesi

Ha scritto articoli di chiaro carattere antisemita


Comunicato OdG Milano

La delibera dell’Ordine di Milano si può leggere in www.odg.mi.it

Milano, 5 dicembre 2006. Il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, nella seduta del 13 novembre, ha deliberato di infliggere la sanzione della sospensione di due mesi al giornalista professionista Davide Mattellini (già direttore della “Voce di Mantova”). Dice l’articolo 54 della legge 69/1963: “La sospensione dall’esercizio professionale può essere inflitta nei casi in cui l’iscritto con la sua condotta abbia compromesso la dignità professionale”. La decisione è stata notificata oggi.

Il procedimento disciplinare trova fondamento nell’esposto presentato il 23 agosto 2005 dal presidente della Comunità ebraica di Mantova, Fabio Norsa, contro Davide Mattel­lini, allora direttore dalla “Voce di Mantova”, per quanto da lui scritto in relazione ad una polemica sorta in seguito ad un intervento del deputato europeo leghista Mario Borghezio sul simbolo della Croce Rossa. Borghezio aveva affermato che la “Mezzaluna” islamica e la “Stella di Davide” israeliana avevano chiesto di uniformare a livello internazionale il simbolo di soccorso, adottando un “Rombo rosso” al posto di Mezzaluna, Stella di Davide ed anche Croce Rossa.

La “Voce di Mantova” ha preso di petto il problema con un titolo in prima pagina: “Ora anche gli ebrei contro la croce”. E’ seguita una protesta della Comunità ebraica, che ha dato luogo a lettere e relative risposte, tutte pubbli­cate sul giornale. Nelle sue risposte alla Comunità ebraica Mattellini ha usato frasi tipo: “Cancellare quella croce per accontentare i sottanoni degli arabi o gli israeliani coi trecciolini che s’inzuccano contro il muro è una be­stemmia bella e buona”; “Ma che cosa siete perdio? Vi ha morso un vampiro, se alla vista di una croce scappate via… Sarà ma a me comincia a nascere il sospetto che un popolo, per aver subito 40 persecuzioni in duemila anni, sempre ‘vittima’ non deve essere stato. Quant omeno un po’ rompicoglioni lo è”.

Nel quadro della stesse polemica è stata pubblicata a tutta pagina anche una lettera di certo Walter Malacarne, che si qualifica Coordinatore provinciale di “Azione Sociale” con Alessandra Mussolini. Il personaggio plaude al fatto che Mattellini abbia definito gli ebrei “rompicoglioni” e ci aggiunge abbondantemente del suo. Mattellini mette in rilievo nel titolo la frase di Malacarne, riferita sempre agli ebrei: “Fin da ragazzo mi dicevano: quelli piangono il morto per fregare il vivo” e quindi, con lettere cubitali:”Non accetto alcuna lezione dagli ebrei”. Nella risposta poi Mattellini definisce “una prova di tracotanza ebraica” il fatto che Israele abbia protestato con il Vaticano, perché il Papa non lo aveva citato tra gli S tati vittime del terrorismo.

Replicando all’avviso disciplinare (1 agosto 2005), con una prima e lunga memoria difensiva (22 agosto 2005) Mattellini nega di essere antiebraico, afferma di avere esercitato il diritto di opinione e ritiene di “non meritare un’altra Norimberga”. Afferma che le sue opinioni sono condivise dal 15 per cento della popolazione (cita recenti statistiche) e da un lungo elenco di personaggi storici (Cicerone, Orazio,Tibullo, Properzio, Ovidio, Voltaire). Conclude quindi chiedendo che “la Comu&sh y;nità ebraica ci illumini sulle ragioni che in America hanno dato vita al Ku Klus Klan, magari partendo dell’ese­gesi della nota frase di Ariel Sharon: ‘infischiatevi delle pressioni americane su Israele: noi controlliamo l’America e l’America lo sa”.

Il Consiglio preliminarmente ha respinto la domanda della difesa, che ha chiesto il patteggiamento e la sanzione della censura. I fatti, anche se hanno avuto come teatro una piccola città, meritano una valutazione diversa per la loro gravità. Va detto che gli scritti e le polemiche di Mattelini non possono trovare giustificazione, facendo riferimento al forte legame dei mantovani per la “Croce Rossa”, concepita “da Henry Dunant alla vista dell’orrore della battaglia di Solferino” (1859).

Davide Mattellini ha ammesso di avere “sbagliato”, di avere “scritto anche delle sciocchezze” e “di essere andato nell’atteggiamento oltre i sentimenti, oltre la volontà e soprattutto oltre la sua opinione”. Le sue affermazioni, comunque, non si possono liquidare come chiacchiere con accenti “baristici”.

Il diritto di opinione e di critica è sacrosanto, ma esso presuppone il rispetto della dignità degli “altri”, in questo caso degli ebrei e della loro tragica storia. Chi fa il giornalista deve avere il senso della responsabili­tà su quello che scrive, tenendo presenti la Costituzione e le leggi che da questa derivano. Se il Parlamento ha ritenuto pochi anni fa di approvare la “legge Mancino”, che inaspri­sce le pene per l’istigazione all’odio razziale lo ha fatto perché preoccupato degli affetti deleteri che certe “opi­nioni” possono continuare ad avere.

L’istruttori ha rafforzato l’accusa a carico di Davide Mattellini

a) di aver pubblicato scritti e articoli di chiaro carattere antisemita, tradendo così la lettera e lo spirito della nostra Costituzione alla quale tutti i cittadini sono tenuti a essere fedeli (art. 54, I comma, Cost.);

b) di aver violato l’obbligo di esercitare con dignità e decoro la professione (articolo 48 della legge 69/1963 sull’ordinamento della professione di giornalista);

c) di non aver rispettato la propria reputazione e di aver compromesso la dignità dell’Ordine professionale (articolo 48 della legge professionale 69/1963);

d) di non aver rafforzato, con i suoi atti non improntati ai principi della buona fede e della lealtà, il rapporto di fiducia tra la stampa e i lettori (articolo 2 della legge professionale 69/1963).

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