La tragedia di Viareggio insegna che ci sono tanti modi per raccontare un fatto. Agli editori il compito di valorizzarli tutti. Ma quando c’è qualcosa da imparare è sempre bene fermarsi un istante e riflettere. Sulle colonne di Italia Oggi, Silvia Rodi ci ha recentemente proposto un interessante spunto per ragionare sullo stato del giornalismo nel nostro Paese. Ragionando sui dolorosi fatti, la Rodi sostiene sostanzialmente tre cose: che il web è la nostra fonte di informazione primaria, quando le rotative sono spente; che i quotidiani sono ormai in grado di confezionare reportage completi e sensazionali, in grado, tra l’altro, di lasciare (davvero) il segno; che i settimanali di approfondimento politico lasciano ormai il tempo che trovano. Il ragionamento fila: le nuove tecnologie hanno cambiato la velocità e l’anima del giornalismo. E’ ora che gli editori lo ammettano. Una volta il giornale quotidiano era forse la fonte di informazione primaria, accanto alla radio e alla tv. Il web ha cambiato tutto diventando la prima fonte per chi cerca “notizie fresche”, soprattutto se si parla di fatti che accadono in orari inusuali. E a “dare le notizie”, al giorno d’oggi, non sono più solo i giornalisti. Anzi, i giornalisti arrivano spesso dopo. La loro principale occupazione oggi è un’altra: raccogliere, verificare, catalogare, confrontare e approfondire input già presenti nella rete e che magari sono rimbalzati nelle pagine dei social network più popolari (Facebook, Twitter o YouTube), come è già accaduto per le proteste in Iran, o per le scosse notturne a L’Aquila. Giornalisti da buttare insomma? Niente affatto, rimangono solo da accettare e valorizzare le molte e diverse forme attraverso cui questa professione può essere esercitata. Sta agli editori intuire come meglio mixare queste professionalità, cucinando prodotti che siano in sintonia con i tempi della nostra vita. E sta ancora agli stessi direttori trovare il modo per sorprenderci nuovamente, con inchieste originali ed approfondimenti. Come ha fatto, per esempio, La Stampa la scorsa domenica, con un numero speciale dedicato al G8 e all’Africa, curato da Bob Geldof in persona, Mr Live Aid. (Davide Agazzi per NL)