Giornalismo: quanto è difficile (e pericoloso) fare informazione in Messico

Morire in redazione, come nei film. È successo per davvero, in Messico, a Nuevo Casas Grandes. Lo scorso 25 settembre è stato assassinato un giornalista. Il suo nome è Norberto Miranda Madrid, alias “El Gallito”, aveva 44 anni e lavorava per l’emittente radiofonica Radio Vision.

“El Gallito” è stato freddato brutalmente a colpi di pistola proprio nella redazione dell’emittente da almeno cinque sicari, secondo quanto si legge sui media messicani. Oltre a lavorare per Radio Vision, collaborava con diversi giornali del paese e faceva parte del PRD, il Partito della Rivoluzione Democratica, molto attivo sul fronte della criminalità organizzata messicana e del narcotraffico. Già in passato, infatti, “El Gallito” si era reso antipatico ai cartelli che in Messico gestiscono il traffico di cocaina, intraprendendo diverse crociate sia a livello politico che a livello informativo. In particolare, nell’ultimo periodo si era interessato della regione settentrionale del Paese, il Chihuaua, la più strategica, perché gestisce l’iper redditizio traffico di droga oltre il confine nordamericano, il mercato più fruttuoso per il narcotraffico messicano. Di recente, il ministro della sicurezza messicana ha dichiarato che annualmente i narcos fatturano qualcosa come 63 miliardi di dollari per il solo traffico oltreconfine. Ma, ovviamente, questa regione detiene anche il triste primato degli omicidi legati a questo business, che purtroppo in Messico raggiungono vette agghiaccianti: circa 1500 all’anno, 17 solo tra le giornate di martedì e mercoledì scorso nella sola cittadina di Ciudad Juarez (a pochi chilometri da El Paso, USA), che una Ong messicana ha dichiarato la città più pericolosa del mondo, con i suoi 130 omicidi ogni 100.000 abitanti. Ma oltre ad essere pericolosa per i narcotrafficanti e per coloro invischiati nei loro business, il Messico purtroppo detiene anche il triste primato di essere il Paese più pericoloso dell’intero continente americano per quanto riguarda i giornalisti. A sostenerlo è Reporter Senza Frontiere, nel rapporto presentato lo scorso 29 settembre a Parigi. (G.M. per NL)

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