Nessuna onorificenza per Enzo Biagi (foto) da parte del Comune di Milano. A poco sono servite le parole del sindaco Letizia Moratti che, alcuni giorni fa, aveva sponsorizzato l’Ambrogino per il giornalista scomparso perché, a suo dire, “più milanese di tutti noi”. Anche quest’anno, infatti, come da tradizione, l’assegnazione delle onorificenze da parte del Comune di Milano, in occasione della festa di Sant’Ambrogio, patrono del capoluogo meneghino, ha portato con sé il solito coro di scontenti ed i soliti nasi storti. Al termine di una due giorni intensissima, infatti, il consiglio comunale ha reso noti i nomi prescelti all’interno della rosa presentata alcuni giorni fa, della quale faceva parte anche Enzo Biagi.
Nonostante sia passato oltre un anno dalla sua scomparsa, il giornalista, nato in provincia di Bologna ma milanese d’adozione, continua ad essere, suo malgrado, al centro di polemiche politiche e veti, a causa del suo passato da giornalista “schierato”. Se, infatti, i consiglieri comunali delle liste del Pd premevano per l’assegnazione a Biagi della prestigiosa medaglia d’oro alla benemerenza civica del Comune di Milano, l’opposizione dei consiglieri del Pdl ha impedito il raggiungimento del quorum dei 4/5 dell’assise, necessario per il riconoscimento. Riconoscimento che, invece, è andato (anche qui, non senza polemiche) a don Antonio Sciortino, direttore di “Famiglia Cristiana”, la cui candidatura era stata presentata provocatoriamente dal consigliere leghista Matteo Salvini e, poi, appoggiata all’unisono dal Pd. Oltre a don Sciortino, noto per i suo attacchi al premier Berlusconi, i prestigiosi riconoscimenti meneghini sono andati, tra gli altri, all’ex calciatore del Milan, Stefano Borgonovo ed all’oncologo Mario Melazzini, entrambi affetti da sclerosi laterale amiotrofica; alla Mondatori, in occasione del centenario della sua fondazione ed al Conservatorio di Milano, che di candeline, invece, ne spegne duecento. Spiace, comunque, che anche dopo la sua scomparsa, Enzo Biagi continui ad essere oggetto di strumentalizzazioni politiche da parte di entrambe le fazioni. Non è certo ciò che si conviene ad uno dei più grandi cronisti italiani del nostro tempo. (Giuseppe Colucci per NL)