A Palazzo Pirelli cronisti e forze dell’ordine a confronto: il mondo dell’informazione cambia e stare al passo richiede sforzi congiunti.
Forze dell’ordine e giornalisti si sono confrontati, lo scorso 25 gennaio, all’auditorium Gaber di Palazzo Pirelli, sul delicato tema del rapporto – non sempre idilliaco – che coinvolge le parti in causa. Punto nevralgico della discussione si è rivelato il radicale cambiamento che, tramite i nuovi mezzi di comunicazione di massa, impatta sul settore creando non poche difficoltà ai professionisti della cronaca. “L’ottimizzazione produttiva” messa in atto dalle aziende, con tagli di attrezzatura e personale, va a scontrarsi con un’esigenza sempre più pressante di “onnipresenza cronistica”. È su questi temi che si è concentrata in particolare Rosanna Ragusa, da due anni e mezzo alla direzione di News Mediaset, agenzia che incorpora al proprio interno Tg4, Tg5, Studio Aperto e Tgcom24. «Oggi il lavoro è organizzato meglio, l’editore ha ottimizzato le risorse, ma i ritmi sono molto cambiati. È vero, a volte commettiamo grandi errori», ammette, «però facciamo il massimo con le risorse a disposizione». La rivoluzione dell’informazione imposta dalla comunicazione di massa non può non riguardare problematiche strettamente legate alle tempistiche; Enrico Fedocci, infatti, lamenta di come le conferenze stampa degli organi di polizia si svolgano secondo orari che non terrebbero conto delle nuove esigenze della tv e del web: «Se indici una conferenza stampa a mezzogiorno, perdi tutti i tg fino al pomeriggio». Il presidente del Gruppo Cronisti della Lombardia propone come “orario perfetto” «le 4 o le 5 del mattino». Anche l’intervento dei responsabili istituzionali degli organi di polizia ha rilevato come la scarsità delle risorse disponibili costringa sempre più spesso a “fare il possibile”. Al netto dei problemi causati da una tempistica sempre più frenetica, il rapporto tra cronisti e forze dell’ordine rimane comunque un argomento molto delicato, soprattutto quando il tema da affrontare è quello dello scontro che vede sul campo il diritto di cronaca e il diritto alla privacy delle persone ivi coinvolte. Entrambi diritti sacrosanti, che portano a riflettere su quale sia il confine reale tra ciò che può essere pubblicato, e cosa invece va tenuto riservato: normare tale aspetto risulta di fatto molto difficile, se non impossibile, considerata la vastità degli interessi in gioco. Eppure, sembra avere le idee molto chiare Tullio Mastrangelo, comandante della polizia locale di Milano, convinto di come debba essere consentito «mentire spudoratamente o disinformare per creare meccanismi che servono a smuovere le indagini». Ad ogni modo, l’obiettivo è quello di trovare un punto di equilibrio, in cui diritto alla cronaca e alla riservatezza possano incontrarsi. Un compromesso che entrambe le parti si sono dimostrate interessate a raggiungere, dandosi l’appuntamento per un successivo seminario. (G.C. per NL)