Hegel diceva che l’esperienza e la storia insegnano che uomini e governi non hanno mai imparato nulla dalla storia, né mai agito in base a principi da essa edotti.
L’esperienza del digitale terrestre tv, col passaggio dal regime concessorio (rigido e tutelante) a quello autorizzatorio (instabile ed evanescente), con assegnazioni che arrivano ventennali, vengono revocate dopo meno di un anno e tornano (dopo interventi giurisdizionali) quando è troppo tardi, con moltiplicazioni esponenziali di contenuti digitali (3500) in un mercato che a fatica sopportava il volume analogico (600), ne è la conferma. Operatori e governo, sulla base di una farraginosa normativa, s’apprestano infatti a ricommettere i falli che hanno annichilito il comparto tv, con la costituzione di consorzi di radio locali per veicolare su vacillanti frequenze condivise contenuti privi di valore aggiunto per l’ascoltatore. Del resto, “deterior surdus eo nullus, qui renuit audire”, dicevano gli antichi romani…