Roma – “Offrire all’utenza, nell’ambito della licenza nota come Creative Commons, la possibilità di scaricare via Internet tutti i contenuti radio-televisivi prodotti dalla RAI mediante proventi dei canoni di abbonamento”. Così recitava l’articolo 6 della bozza del contratto di servizio Stato-RAI che nelle scorse settimane ha fatto sperare in una imminente svolta epocale. Ma, segnala ora Diego Galli di Radio Radicale, nella bozza consegnata alla Commissione di Vigilanza sulla RAI non c’è alcuna traccia di Creative Commons.
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Quella bozza, anzi, prevede una consistente retromarcia rispetto all’indirizzo di apertura contenuto nell’altro documento, quando afferma che una quota crescente degli investimenti RAI saranno finalizzati “all’acquisizione di diritti per la diffusione sul web di contenuti tratti dall’offerta radiotelevisiva della Rai, con l’impiego delle più opportune tecnologie al fine di evitare indebiti utilizzi da parte degli utenti”.
La “vera bozza”, per così dire, pubblicata online per iniziativa di uno dei componenti della Commissione, Marco Beltrandi della Rosa nel Pugno, sembra ridurre al ruolo di “raccomandazioni” alcuni degli altri punti caratterizzanti della “svolta”, come quello che apre ai contributi degli utenti, al varo di spazi di discussione o alla possibilità di scaricare i programmi di interesse.
Sul suo blog il presidente dell’associazione dei provider italiani AIIP, Stefano Quintarelli, fa notare come la bozza sembra cancellare l’obbligo per RAI di diffondere i contenuti direttamente dal proprio portale: un punto essenziale sul fronte della neutralità della rete.
Lo spiega lo stesso Quintarelli:
“se RAI DEVE erogare contenuti agli utenti internet DIRETTAMENTE DAL PROPRIO PORTALE, implica che questo deve essere raggiungibile (e in modo sufficiente per la TV) e cio’ è una garanzia di neutralità della rete e di non discriminazione tariffaria.
Se viceversa RAI PUÒ erogare i contenuti NON DIRETTAMENTE DAL PORTALE ma dandoli in distribuzione ad un operatore di rete, affinchè questo li inserisca nel proprio bouquet, la rete NON E NECESSARIO che sia neutrale (o che non discrimini economicamente)”.
Ce n’è abbastanza, dunque, per ridimensionare gli entusiasmi della prima ora. Ciò nonostante, il lavoro della Commissione sul contratto di servizio è ancora in fase di partenza e non è detto che il dibattito non provochi ulteriori modifiche al provvedimento.