Gentiloni: in tv troppi spot e prezzi stracciati, colpa del duopolio

Il ministro sottolinea, ancora una volta, le caratteristiche negative del nostro sistema televisivo


Pubblicità, pubblicità e ancora pubblicità. La televisione italiana è invasa dalla pubblicità, tanto le reti pubbliche quanto quelle private, con una percentuale di frequenza degli spot nemmeno paragonabile alle tv degli altri Stati europei. In Gran Bretagna, ad esempio, la Bbc non trasmette spot pubblicitari per legge, in Germania televisione di Stato non può trasmetterne durante il prime time; l’Italia, invece, è il Paese dove si può (quasi) tutto, in assenza di una normativa chiara a riguardo. Secondo il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni (foto) l’altissima ed intollerabile frequenza degli spot nella tv generalista italiana sarebbe dovuta ai “prezzi irrisori” a cui le concessionarie pubblicitarie cui fanno capo i due grandi network vendono gli spazi agli inserzionisti. Pur di accaparrarsi il maggior numero di utenti pubblicitari, Sipra e Pubblitalia (le concessionarie pubblicitarie di Rai e Mediaset) ridurrebbero notevolmente i prezzi degli spazi pubblicitari, arrivando a “scontarli” fino al 50-60%. In questo modo attirerebbero verso di loro la quasi totalità degli inserzionisti, affollando ogni tipo di trasmissione, film o evento sportivo, sino a renderli lunghissimi, spezzettati e snervanti. Sostiene, a ragione, Gentiloni che “ridurre l’affollamento pubblicitario serve anche a valorizzare i messaggi ed è quindi nell’interesse degli inserzionisti”, oltre che, ovviamente, dei fruitori di spettacoli televisivi. In Italia, oltretutto, il prezzo degli spot (al netto degli sconti regolarmente elargiti dalle concessionarie) è vistosamente più basso rispetto agli altri Paesi, meno la Gran Bretagna, giustificata, però, dalla situazione, precedentemente esposta, per cui la Bbc non mette spazi liberi a disposizione degli inserzionisti. Il progetto di Gentiloni, la cui mission è quella di riformare il sistema televisivo italiano sul modello dei Paesi del nord Europa, passa anche attraverso il varo di una precisa legislazione che contrasti il libero, “scontato” e privo di regole, mercato degli spot pubblicitari. (L.B. per NL)

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